Onrush - recensione
Aprile 2016: in seguito alla chiusura di Evolution Studios, sviluppatore di Motorstorm, Codemasters annuncia l'assunzione di numerosi ex dipendenti. Cosa c'entra questa pillola d'informazione con la nostra recensione di Onrush? In molti davano per scontato il ritorno di Motorstorm sulle console di tutto il mondo, e non appena le aspettative furono disattese il clima attorno all'annuncio del nuovo titolo automobilistico cominciò a scaldarsi. Improvvisamente, c'era chi vedeva Onrush come un successore spirituale dei racing arcade, e c'era chi invece accusava Codemasters di aver tradito i desideri degli appassionati. Ovviamente, entrambe le campane erano lontanissime dalla verità.
Il divertimento, si sa, assume molteplici forme, ma raramente siamo incappati in un prodotto folle, creativo e strano come Onrush: se Overwatch e Motorstorm dovessero partorire un figlio, questo sarebbe il risultato e la cosa più incredibile è che l'impensabile unione sembra seriamente funzionare. Quando abbiamo chiesto a Paul Rustchynsky, game director del titolo, dove avesse trovato l'ispirazione, ci ha risposto che desiderava eliminare dai racing competitivi quella componente di frustrazione legata al piazzamento, ma non avevamo idea che volesse farla in mille pezzi. Pian piano l'idea del car combat ha iniziato a prendere forma e ad assorbire come una spugna tutte le influenze dell'industria, fino a tradursi nel concetto dello Stampede.
Già, lo Stampede, un termine intraducibile in italiano che potremmo definire come una fuga precipitosa e incontrollata. In Onrush, infatti, non ci sono piazzamenti né podio e il cronometro viene gettato fuori dal finestrino. I giocatori, divisi in due squadre, si danno battaglia in una serie di modalità rapide e divertenti in cui lo schianto è una soluzione ogni volta preferibile al sorpasso. Come una mandria imbizzarrita, i veicoli si fanno strada lungo i folli tracciati travolgendo ogni ostacolo e lasciandosi alle spalle una scia di cenere e lamiere, scaricando costantemente il turbo per attivare quel potentissimo Rush che presta il nome all'opera.
