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Assassin's Creed Odyssey - recensione

Un'odissea è un lungo e travagliato viaggio, ricco di peripezie ed avventure, ma anche pieno di sfide e difficoltà da superare. A vederla in questo modo sembrerebbe la perfetta metafora per descrivere la serie di Assassin's Creed, che nel corso degli anni ha raggiunto picchi degni di nota, per poi accusare una lunga fase di stanca non esente da passi falsi. Zigzagando tra le epoche Ubisoft ha perso il focus della sua saga, e per nostra fortuna ha avuto la forza di creare un nuovo punto da cui ripartire, l'apprezzato Origins.



Con le gesta di Bayek si è registrata la prima rottura con la tradizione classica della serie, e con l'annuncio di Odyssey la paura di tornare alla produzione annuale (e di un conseguente calo) era dietro l'angolo. Vogliamo tranquillizzarvi fin dalle prime battute di questa recensione: Assassin's Creed Odyssey non rappresenta un passo indietro rispetto al suo predecessore. Non ci resta quindi che salpare l'ancora, ed esplorare tutti i misteri che ci attendono.



Siamo nel 431 a.C. e nella Grecia di quel periodo Sparta e Atene hanno ormai frantumato quel legame costruito per respingere la minaccia dell'impero persiano. Un nemico temibile, capace di impegnare su più fronti il mondo ellenico, costretto ad una collaborazione mai vista prima e sfociata in lotte storiche come la battaglia delle Termopili. Il sacrificio di Leonida nella pugna contro Serse ha ormai assunto il valore che solo una leggenda può vantare, ma anni dopo il mondo greco si è nuovamente diviso, registrando una guerra a tutto tondo tra spartani ed ateniesi.

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1 ottobre 2018 alle 13:10