Fist of the North Star: Lost Paradise – Recensione
Sono ben trentacinque gli anni passati dall'esordio di Kenshiro in Giappone, quando il manga di Tetsuo Hara e Yoshiyuki Okamura (in arte Buronson) si apprestava a diventare una serie di gran successo anche oltre il Sol levante e certamente in Italia, dove, secondo una stima, sono presenti più di un milione di fan. Per l'occasione, Koch Media ha riproposto nei cinema la pellicola Ken il Guerriero – La leggenda di Hokuto in versione rimasterizzata e, qualche giorno più tardi, è arrivato Fist of the North Star: Lost Paradise.
L'entusiasmo per la nuova trasposizione videoludica di Ken il Guerriero è da ricercare nel cambio di genere da musou ad action adventure e dallo sviluppo da parte di Ryû Ga Gotoku Studio, uno dei team più talentuosi dell'ultimo periodo, resosi protagonista attraverso la saga Yakuza. Purtroppo, però, il titolo non rispetta la solita qualità del team, pur essendo uno dei migliori giochi mai realizzati sull'erede della divina scuola di Hokuto.

La leggenda di Hokuto
Alla fine del ventesimo secolo, il mondo è stato distrutto da un'atroce guerra nucleare. La razza umana è riuscita a sopravvivere, ma non le leggi. Nel nuovo mondo post-apocalittico vige la regola del più forte, causando ingiustizie, razzie e violenze inaudite nei confronti di adulti, anziani, donne e bambini. L'unica speranza per i deboli e gli indifesi è Kenshiro della millenaria divina scuola di Hokuto, erede di un kenpō chiamato Hokuto Shinken, in grado di far implodere i corpi o di curarli da qualsiasi malattia tramite alcuni punti di pressione del corpo umano.
La storia comincia con il leggendario scontro con Shin e prosegue verso una trama alternativa che vede come protagonista la città di Eden, oasi nel deserto e unico centro abitato in cui sono state conservate tecnologie del vecchio mondo, in grado di fornire carburante e acqua. Proprio da qui Ken comincerà a cercare la sua amata Juria, imbattendosi nei personaggi classici della storia come Toki, Rei, Shu, Raoul, Sauzer, Bart e Lynn e poi altri del tutto inediti come Jagre, comandante della guardia di Eden e la sovrana Xsana.

Purtroppo la trama non è stata proprio quella che ci aspettavamo; dopo il combattimento con Shin nel prologo, l'inizio è lento e pieno zeppo di dialoghi, tant'è che ci vuole un bel po' di tempo prima di essere lasciati liberi di girare in città. Il team di Nagoshi ha sicuramente osato molto, e il risultato è una narrazione che fatica a decollare e a soddisfare le aspettative del videogiocatore; parliamoci chiaro, i fan di Kenshiro non rimarranno delusi, mentre chi ha potuto assaggiare quel po' di Yakuza, o ha solo sentito parlare della saga, potrebbe rimanere a bocca asciutta. Non manca qualche colpo di scena, ma ve lo diciamo chiaramente: la narrazione non è il piatto forte del gioco.
Prendi Yakuza e fanne ciò che vuoi
Proprio alla saga di Kazuma Kiryu si ancorano le meccaniche di gioco, tanto che Fist of North Star: Lost Paradise è considerato un vero e proprio spin-off. Che siate o meno dei fan di Yakuza, vi ritroverete davanti alle “tipiche” meccaniche action picchiaduro con le classiche combinazioni di attacchi leggeri e pesanti e con, ovviamente, mosse speciali degne dell'Hokuto Shinken. Dopo aver sfiancato a dovere i nemici, potrete, con il tasto Cerchio, preparare la tecnica ottimale in base alla posizione di Ken, sfociando in un bel po' di quick time event per ogni battaglia. E' presente anche il consueto Heat Mode, attivabile con il tasto dorsale destro, solo e soltanto riempiendo l'indicatore con le sette stelle di Hokuto. La varietà di mosse, almeno inizialmente, lascia molto a desiderare, ma fortunatamente durante gli eventi collegati alla trama è possibile impararne di nuove.

ATATATATATATATATATA!
Ogni battaglia conferisce Destiny Point, che servono ad avanzare di livello per poi guadagnare le sfere (orb) che vi permetteranno di potenziare le quattro categorie Skill, Mind, Body e Fate attraverso un sistema di progressione a disco che, partendo dal centro con le caratteristiche base, si espande via via su tutta la sua circonferenza. Il sistema di combattimento è quindi il fiore all'occhiello di questa produzione e, anche se non è esente da ripetitività, riesce a tenere alta la voglia di far esplodere i brutti ceffi che incontreremo sulla nostra strada.
Altra caratteristica inedita sono i Talismani, degli oggetti speciali assegnabili ai tasti direzionali, in grado di conferire per pochissimi secondi un bonus particolare, dal potenziamento di una statistica al guadagno di più punti esperienza per battaglia, fino ai bonus per le sessioni di guida. Essi sono legati ai personaggi che incontreremo nel gioco, sia nemici che amici, e prima di poter essere utilizzati devono essere necessariamente forgiati presso l'apposito NPC di Eden.
