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Thronebreaker: The Witcher Tales - recensione

Da semplice minigioco incluso in The Witcher 3 a vero e proprio brand a sé stante, il corso di Gwent è stato molto lungo e si è articolato negli anni tra beta chiuse e aperte le quali, nonostante la sua natura incompleta, hanno dato vita ad una community appassionata e ad un circuito di tornei ufficiali con migliaia di euro in montepremi.



Seppur nato per divertire Geralt durante le soste nelle locande tra un contratto e un altro, CDProjekt RED ha aggiunto al Gwent strati di complessità aggiornamento dopo aggiornamento, accumulando esperienza e feedback dagli utenti più accaniti per cercare di renderlo un videogioco capace di rivaleggiare coi concorrenti più radicati nel mondo dei CCG. Per continuare a raccontare le avventure dello Strigo dai capelli bianchi, ancora fonte di eventi affascinanti e appassionanti, si è pensato di raccoglierle in Thronebreaker: The Witcher Tales, un gioco di ruolo che usa il Gwent al posto di cappa e spada per risolvere le battaglie e proseguire nella narrazione.



Sei mesi fa il clamoroso annuncio: raggiunto un punto di stallo, il team di sviluppo avrebbe interrotto gli update sulla versione preliminare di Gwent, e si sarebbe concentrata sulla quella definitiva portandola finalmente fuori dalla beta, chiamata Homecoming per via di un ritorno alle radici nate dal romanzo di Sapkowski e l'interpretazione dello studio polacco. Chiariamo subito: Thronebreaker e Homecoming sono due giochi diversi, pur essendo il primo la componente single player del secondo.

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18 ottobre 2018 alle 17:10