Starlink: Battle for Atlas - recensione
Non ci sono dubbi che Starlink: Battle for Atlas sia un titolo valido. Lo diciamo candidamente, ci siamo divertiti parecchio giocando con le navicelle spaziali di Ubisoft. Forse meno a lungo di quanto avremmo sperato, è vero. In appena dodici ore abbiamo portato a termine la missione principale, ma sono comunque state dodici ore molto intense, durante le quali abbiamo faticato a mettere giù il controller.
Il problema però sorge non appena lo mettiamo giù, il controller. Quando arriva il momento, cioè, di riporre nel cassetto il sorriso un po' ingenuo del bimbo che vola fra pianeti sconosciuti e di indossare lo sguardo corrucciato del recensore puntiglioso. Sguardo che inesorabilmente cade sulla collezione di piloti, cannoni e astronavi che, mentre scriviamo, occupa buona parte della nostra scrivania.
Starlink: Battle for Atlas è un prodotto che gli addetti del settore amano identificare con l'etichetta Toys-to-life. Così come gli ormai defunti Skylanders, Disney Infinity e LEGO Dimension, il gioco interagisce con oggetti fisici, tangibili. Grazie ad uno speciale accessorio da collegare al controller (la versione per Switch include invece un grip dedicato nel quale infilare i Joy-Con) possiamo cambiare personaggi ed equipaggiamenti su schermo incastonando letteralmente fra loro pezzi di plastica. Prima infiliamo sul supporto il pilota, poi ci posizioniamo sopra la navetta, infine selezioniamo le armi da agganciare alle ali.
