Soul Calibur VI – Recensione
A tale of souls and swords, eternally retold. Soul Calibur VI ci accoglie con l'iconico motto della serie, e forse mai come in questo capitolo la frase calza a pennello. Il gioco viene presentato come un regolare capitolo della serie, come si evince anche dalla sua numerazione, ma lo si può considerare a conti fatti un soft reboot. Vedremo gli accadimenti della prima fase del racconto delle spade durante il sedicesimo secolo, quando Cervantes prima reclama e poi perde possesso della spada maledetta Soul Edge, quindi agli albori dell'intero arco narrativo. Avevamo già visto un'operazione simile in Mortal Kombat 9, che in effetti per il suddetto capitolo aveva abbandonato la numerazione classica palesando l'intenzione di un totale rifacimento della trama, di contro in Soul Calibur VI le intenzioni non sono così esplicite. Infatti si evince proprio il concetto di storia eternamente (ri)raccontata, ed i fatti che hanno luogo nella campagna non si discostano dalla trama originale se non per l'aggiunta di qualche personaggio e le interazioni fra alcuni di essi, rivelando però così alcune verità che erano rimaste nascoste da tempo o non del tutto chiarite.

L'origine di tutto (il male)
La trama principale in questo novo capitolo si svolge però tra due modalità; la prima è la classica modalità storia rinominata per l'occasione cronache dell'anima, che ci mostrerà nelle fasi iniziali solamente l'arco narrativo dedicato a Kilik, Maxi e Xianghua, i tre si ritroveranno ad intraprendere un viaggio insieme alla ricerca della Soul Edge per poterla distruggere, e liberare Kilik da una strana forza oscura che sembra albergare dentro di lui, fino alla più classica delle boss fight fiale. La seconda modalità che ci propone il gioco è probabilmente la più interessante ed è intitolata Bilancia dell'anima; in questa modalità la prima cosa che ci viene chiesta, mettendo subito in chiaro la profonda commistione tra picchiaduro e GDR, è la creazione del nostro personaggio, attraverso un editor molto profondo e ricco che parte da set basati sui moveset dei personaggi già presenti nel titolo, con una personalizzazione estetica raramente raggiunta da altri picchiaduro, ma non semplicissimo da utilizzare con immediatezza. Una volta creato il nostro personaggio Zasalamel ci spiega l'incipit della nostra storia: siamo dei malfestati, esseri corrotti dai semi del male (frammenti di Soul Edge), e se non faremo nulla per combattere questo male ci ritroveremo ben presto divorati da esso, trasformandoci in mostri alla mercé della spada. Una volta superate le fasi di tutorial la natura ruolistica di questa modalità si palesa ancora di più, il nostro personaggio dovrà muoversi all'interno di una mappa (prima in maniera guidata e poi liberamente) in cui sono presenti sfide e missioni sia primarie che secondarie, e nello spostarsi tra una tappa e l'altra è facile imbattersi in avversari pronti a sfidarci a duelli all'arma bianca e romperci il… cuore nel caso in cui il loro livello sia di molto superiore al nostro. Tutto questo però non sarà adornato solo di personaggi casuali e (troppe) sfide facili, il nostro personale eroe incrocerà la strada con alcuni dei personaggi principali, in maniera più o meno diretta in base alle scelte prese durante la campagna o se deciderà di seguire il sentiero della rettitudine o di abbandonarsi totalmente al potere ed all'efficacia della Soul Edge.

Oriente ed Occidente si incontrano.
Oltre queste due modalità, che rappresenta il cuore dell'esperienza, il gioco è stato arricchito da altre modalità classiche, come l'ormai onnipresente modalità arcade, gli scontri singoli, una modalità museo che ci permetterà di visionare tutti i collezionabili tra musiche, video ed immagini o le biografie complete dei personaggi. La modalità online è stata mantenuta volutamente con un basso profilo, ed oltre i classici scontri qualificati e scontri amichevoli non sono presenti altre tipologie di battaglia, non che se ne senta particolare bisogno visto la cura riposta nelle modalità single player.
Per ultima ma non meno importante troviamo la modalità creazione, che come detto in precedenza mano a mano che progrediremo nella storia ci metterà a disposizione un numero sempre maggiori di opzioni di personalizzazione, ed una volta scelto lo stile di combattimento e la razza del nostro personaggio – avendo a disposizione umani, demoni, creature alate oltre ai già conosciuti lizard men e scheletri, fino a mummie e semi-divinità – avremo l'opportunità di cambiarne corporatura, altezza, capigliatura, voce ed abbigliamento, le combinazioni sono davvero infinite e nella community si notano già rappresentazioni di personaggi appartenenti ad altri mondi videoludici o altri media, come Homer dei Simpson o attori realmente esistenti, c'è davvero solo l'imbarazzo della scelta.

Le special scaglieranno quasi sempre l'avversario sulla luna!
Il sistema di combattimento è quello classico della serie, con scontri uno vs uno ad armi bianche arricchito da qualche nuova particolare aggiunta. Oltre il classico triangolo di attacchi verticali, orizzontali e a mani nude, è particolarmente utile la possibilità di muoversi quasi liberamente in uno spazio tridimensionale evitando colpi, la parata e la parata bassa, le prese e la nuova meccanica della lama invertita; premendo infatti il tasto RB si attiverà una meccanica di scontro diretto, utile per districarsi dalle situazioni più difficili, con modalità non dissimili dalla morra cinese: l'attacco verticale batte quello orizzontale, un colpo a mani nude (o lo spostamento) evita l'attacco verticale che può essere a sua volta bloccato dall'attacco orizzontale. Le novità riguardano anche la semplificazione della special, adesso attivabile premendo semplicemente RT a patto che la relativa barra sia carica, ed una parata reattiva che può stordire l'avversario per qualche frazione di secondo da sfruttare per un contrattacco. Il tutto scorre con una fluidità maggiore rispetto al passato ed una difficoltà tendente al basso, aumentando così l'accessibilità; non ci sono grossi problemi relativi al bilanciamento se non per qualche personaggio volutamente potenziato (i boss in particolare) ed una o due eccezioni nel roster (se usate Cervantes siete persone orribili).

Alla carica!
Alcuni aspetti dell'opera però non convincono totalmente e riguardano diversi aspetti del gioco. Se da una parte troviamo un'ottima fluidità con un framerate praticamente fisso a 60 fps, fondamentale in un picchiuaduro di questo calibro, si notano delle grosse scremature giustifcate appunto dai 60 fps, ma visto la dimensione abbastanza esigua del gioco sono sicuro che qualcosa in più era possibile farla. Partiamo dagli stage, che se negli scorsi capitoli erano un fiore all'occhiello per la serie, questa volta sono relegai a meri recipienti per le lotte, con sfondi sfocati ed un numero di poligoni sicuramente al risparmio ed un'interattività veramente minima, spesso nulla. Si passa poi alle cutscene, che perdono molto appeal passando dai classici intermezzi video e dialoghi fra i personaggi, a schermate fisse, dove vediamo gli artwork degli interlocutori sullo sfondo di turno, lasciando nella fase di scontro qualche scambio di battuta fra i personaggi; in alcuni momenti funziona, ma il tutto risulta meno scorrevole rispetto al passato, con un pizzico di noia in più. Non ci sono invece grossi problemi con gli scontri on line, che escluso qualche raro caso di lag, scorre liscio e senza problemi (escluso quello di essere massacrati dal Giapponese di turno, ovviamente).

La soluzione finale(?)
Quindi, Soul Calibur è tornato ai fasti dei primi capitoli? No, ma siamo decisamente sulla buona strada. Quello che contraddistingue la saga, oltre ovviamente al tecnico e gradevolissimo gameplay, è la capacità di raccontare una storia si stereotipata, ma comunque interessante e con una regia di tutto rispetto, aspetto che in questo capitolo è stato ridimensionato sensibilmente, lasciando molte delle azioni raccontate all'immaginazione dei giocatori. Ottimo invece l'aspetto contenutistico e la fluidità dei combattimenti, sempre divertenti e dinamici. Lasciatosi alle spalle il disastro del quinto capitolo, Soul Calibur VI si guadagna una buona posizione nei cuori degli amanti della serie, infondendo nuova speranza nella serie, che speriamo non tardi a rivelarci nuove sorprese in futuro.
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