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Mutant Year Zero: Road to Eden - recensione

L'apocalisse è uno dei temi più frequentati dai videogiochi negli ultimi anni. Un po' tutti i generi hanno usato questo scenario per creare universi sufficientemente differenziati da quello attuale e generare interesse sotto diversi punti di vista. Lotte di potere, scomparsa dell'umanità da intere zone del pianeta, epidemie devastanti, mutazioni genetiche, e chi più ne ha più ne metta. Proprio le mutazioni genetiche sono al centro di Mutant: Year Zero visto che i protagonisti sono gli 'stalker', mutanti (metà uomini metà animali di diverso tipo) che fungono da guardiani ed esploratori dell'unico avamposto umano rimasto sulla terra dal nome molto biblico, l'Arca.



Più precisamente, la storia intorno a cui ruota il gioco racconta di una fine del mondo causata da un misto di fenomeni ambientali (un altro tema molto ricorrente ultimamente), epidemie e disastri nucleari. Gli ultimi umani, più o meno mutati dalle radiazioni, sono, come detto, asserragliati all'interno di una cittadella (o forse più di una...), in cui rimangono protetti dalla violenza che è esplosa nel resto del mondo: caos incontrollato in cui diversi gruppi di potere si affrontano seguendo agende ideologiche, religiose o politiche.



La mappa di gioco è divisa in diverse locazioni, ovvero livelli isometrici in cui vi avventurerete alla ricerca di risorse seguendo la trama dell'avventura. Mutant: Year Zero è principalmente un gioco tattico e questo vuol dire che nel momento in cui si desidera attaccare un gruppo di nemici passerete a una modalità in cui la visuale è la stessa ma il tempo è diviso a turni e la mappa sezionata in quadrati discreti. Ma non è così semplice perché Mutant: Year Zero vuole anche unire il gameplay tattico con quello stealth, rendendo l'esperienza fluida e ben amalgamata tra queste due meccaniche.

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4 dicembre 2018 alle 12:30