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Subnautica - recensione

Per diversi anni i survival game hanno calamitato l'attenzione tanto del pubblico, quanto degli sviluppatori videoludici, forti di una struttura semplice ma contemporaneamente assai malleabile: facile da padroneggiare per i giocatori, estremamente remunerativa per i developer.



Come ogni ottima idea, il passare del tempo ha portato a decine - quando non centinaia - di prodotti senz'anima e a malapena distinguibili l'uno dall'altro, fortunatamente affiancati da piccole perle, in grado di ergersi sopra la massa grazie a una o più geniali intuizioni. Quella di Subnautica è stata d'affrancarsi dal limite della terraferma, proponendo un setting composto quasi del tutto d'ambientazioni acquatiche.



La narrazione comincia con i più classici dei tropes del genere: un incidente, un protagonista solo e apparentemente unico sopravvissuto allo schianto, la necessità di recuperare risorse dai relitti e dall'ambiente di gioco per creare viveri, strumentazioni e veicoli via via più efficienti e far luce sulla causa della disgrazia e il destino del resto dell'equipaggio.

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5 dicembre 2018 alle 15:10