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Resident Evil 2 – Recensione

Resident Evil. Due parole che bastano da sole ad accendere nei videogiocatori di vecchia data (ma non solo) ricordi precisi, il più delle volte associati a un brivido di terrore che scende lungo la schiena. La saga survival horror per eccellenza, nata più di venti anni fa e diventata pietra miliare e termine di paragone per la produzione videoludica del genere, nonostante gli alti e bassi della sua storia non ha mai abbandonato la memoria dei ragazzi che trascorrevano le loro serate dell'orrore tra i non-morti di Raccoon City. Non solo: con Resident Evil 7 Capcom ha saputo darle nuova vita, a dispetto dei tanti dubbi che la nuova impostazione aveva fatto nascere preventivamente, spianando la strada per l'arrivo di una vera e propria bomba.



Il remake di Resident Evil 2, successo annunciato sin dal primo giorno in cui se n'è parlato, ha effettivamente conquistato pubblico e critica, rendendo questo inizio 2019 un momento speciale per i videogiocatori di tutto il mondo e giocandosela, in quanto ad accoglienza, con un altro pezzo da novanta del calibro di Kingdom Hearts III. Avrete già letto tutto e di più sull'ultima fatica di casa Capcom e vi sarete sicuramente fatti anche la vostra opinione personale mettendo mano al titolo, ma non poteva mancare la nostra dettagliata recensione… magari con un occhio di riguardo per chi non conosce il gioco originale e si approccia a Resident Evil 2 come a un'esperienza inedita. Vediamo se anche in questo senso si può restare soddisfatti.



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Welcome (back) to Raccoon City



“In una giornata si possono vivere i terrori dell'inferno;
di tempo ce n'è più che abbastanza”.
Ludwig Wittgenstein



La giornata, o meglio la notte, della recluta Leon Kennedy inizia nel peggiore dei modi, a meno che si possa immaginare un destino più funesto di un primo giorno di lavoro nel quale vedersela con un'epidemia che ha trasformato la quasi totalità della popolazione in zombi aggressivi. Una normale sosta in un'area di servizio, deserta ma apparentemente tranquilla se si decide di ignorare l'auto della polizia semidistrutta accanto a una delle pompe di benzina, nasconde la terrificante scoperta dei primi non-morti famelici che infestano un negozio. Non è che l'inizio del personale viaggio all'inferno di Leon e della giovane studentessa Claire Redfield, che si unisce a lui già nelle prime battute per poi trovarsene continuamente separata dall'evolversi degli eventi.



Ma essere circondati da zombi e salvare la pelle per il rotto della cuffia non è un rischio sufficiente a fermare un tenace poliziotto, che insieme alla nuova amica si dirige alla vicina Raccoon City nella speranza di trovare aiuto presso la stazione di polizia. La città, tuttavia, è devastata da caos e distruzione, vittima dell'esercito di mostri in cui l'epidemia ha trasformato la popolazione e che ha cancellato qualunque traccia di civiltà. Tra cutscene dal taglio cinematografico e sequenze in cui controlliamo direttamente il protagonista, con un'opprimente sensazione di inferiorità e inadeguatezza di fronte alle orde disumane che ci circondano e all'assordante silenzio di una città fantasma, raggiungiamo l'agognata stazione di polizia solo per constatare che l'incubo non solo non è finito, ma è appena entrato nel vivo.



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L'equilibrio è il segreto



“Non c'è terrore in uno sparo, ma solo nell'attesa di esso”.
Alfred Hitchcock



Televisione, videogiochi, ma anche tristi vicende reali ci hanno proposto, negli ultimi anni, una spettacolarizzazione dell'orrore che ha portato una certa assuefazione. Ciò che poteva terrorizzare la gente cinquant'anni fa, oggi farebbe sorridere un bambino dell'asilo. In una situazione simile, riuscire a trasmettere sensazioni di angoscia e paura come quelle che resero famosa la serie Resident Evil nelle sue prime iterazioni non è compito facile, considerando anche la necessità di coniugare l'innovazione grafica e tecnologica con un'aderenza al modello originale, senza la quale i fan di più lunga data avrebbero storto il naso.



Nel suo remake, Capcom riesce alla perfezione a risolvere il problema e ad accontentare tutti. I giocatori di mezza età che hanno messo mano alla versione PlayStation troveranno una riedizione del loro amato gioco aggiornata ai più alti standard videoludici contemporanei, una messa a fuoco dell'incubo degli anni '90 che ci afferra e ci trascina ancor più a fondo nei suoi orrori, mettendoci nei panni dei protagonisti con una telecamera dietro le spalle (così vicina e così ben realizzata che, a onor del vero, in quanto a coinvolgimento non si differenzia molto da una visuale in prima persona). I giocatori più giovani, anagraficamente o solo per esperienza con i videogiochi, si vedranno catapultati in un survival horror intenso, profondo, mai generoso e accondiscendente, che combina azione e fuga, esplorazione e risoluzione di enigmi; un gioco che non si piega mai alle nostre esigenze, ma ci obbliga a seguire le sue leggi, ad adattare il nostro stile di gioco, senza offrirci la proverbiale pappa pronta.

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2 febbraio 2019 alle 18:30

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