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Minit – Recensione

In un videogioco nell'arco di un minuto potremmo forse attendere il caricamento della schermata iniziale, oppure prendere confidenza con i comandi principali, o ancora ruotare la visuale per dare un'occhiata al mondo tridimensionale creato intorno a noi. Ma nello stesso minuto potremmo uscire di casa, superare un paio di granchi ostili, recuperare una spada e sbarazzarci dei nemici, liberare un sentiero abbattendo dei cespugli, attraversare un ponticello e raggiungere un faro su un'isola, salirne le scale e trovare la torcia elettrica necessaria a farci strada negli oscuri corridoi di un tempio antico. Impossibile? Allora non avete mai provato Minit.



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Sessanta secondi? In che senso?



Lo si legge in ogni articolo promozionale e in ogni descrizione del gioco. Minit è un'avventura giocata sessanta secondi alla volta. Non c'è nulla di mendace in questa semplice affermazione, né alcuna abile tecnica di esaltazione di una delle caratteristiche del gioco per occultarne altre. In Minit dovrete letteralmente correre da una parte all'altra della mappa di gioco mentre un inesorabile timer da un minuto scende verso lo zero. Esaurito il conto alla rovescia morirete, dovunque vi troviate e qualunque cosa stiate facendo, e tornerete al punto di partenza, con un altro minuto a disposizione e qualche dettaglio in più sul mondo intorno a voi.



Non aspettatevi spoiler sulla trama, perché non ci sono indicazioni di sorta prima dell'inizio della partita e anche nel corso del gioco i rari dialoghi con personaggi non giocanti sono finalizzati a indicazioni pratiche per proseguire. Arriverete insomma al boss finale senza avere ben chiaro che cosa è accaduto e solo in seguito, a mente fredda, potrete cercare di ricostruire la vostra versione della trama, che comunque resta un elemento più che secondario in un gioco come Minit. Prendetela così: siete vittime di questo strano fenomeno che vi fa morire e rinascere ogni sessanta secondi e la colpa è di qualcuno che dovete fermare!



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All'avventura!



Scendendo più nel particolare, Minit è un'avventura bidimensionale che simula una visuale isometrica. Su sfondo nero si stagliano personaggi ed elementi ambientali bianchi, in una scelta stilistica bicromatica minimalista ma efficace e con personalità. Più che retrò, qui sembra addirittura di essere tornati ai tempi di Pong o Space Invaders, ma come accade nei buoni giochi la grafica passa in secondo piano rispetto al gameplay curioso, frenetico e stimolante.



Muoviamo il protagonista usando la levetta sinistra o ancor meglio la croce direzionale e ci spostiamo nella mappa con transizioni immediate da uno schermo all'altro ogni volta che raggiungiamo uno dei bordi dell'area visualizzata. Intorno a noi troviamo ostacoli insormontabili e altri di cui possiamo liberarci solo una volta entrati in possesso dello strumento adatto, ma anche qualche nemico, personaggi con determinate richieste e cartelli che indicano approssimativamente la direzione da seguire per una particolare meta.



La fine non è che un nuovo inizio



Minit è un'avventura nel vero senso del termine. Si esce di casa nel primo giro (così vengono chiamati i cicli da sessanta secondi) e non si ha la minima idea di dove andare e che cosa fare. Si vaga per la mappa, o almeno per la porzione inizialmente accessibile, e si trova una spada. Si muore, si rinasce, e la spada è ancora lì, perché gli oggetti recuperati restano in nostro possesso. Così al secondo giro proviamo a colpire un cespuglio, un albero, un nemico; si apre una nuova via, si trova un nuovo oggetto, si scopre di poterlo utilizzare per procedere ancora. Al prossimo giro, naturalmente.



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Di rinascita in rinascita il quadro si fa chiaro, l'esplorazione non è fine a sé stessa e ogni nuova schermata rivela un diverso filone da seguire. Un personaggio da aiutare, un sentiero da rivelare, una sottomissione da svolgere. Nella nostra mente la mappa assume una forma precisa e prima di premere il tasto che fa iniziare un nuovo giro stiamo già pensando a come procedere spediti verso l'obiettivo per ottimizzare i secondi a nostra disposizione e aggiungere un tassello all'avventura. Quando poi scopriamo nuove case da usare come basi di rinascita, gli orizzonti si allargano e le possibilità si ampliano, mentre il nostro cervello elabora decine di intrecciati percorsi alternativi alla ricerca di scorciatoie o nuovi sbocchi.



La situazione si complica quando ci imbattiamo in gruppi di nemici che ci costringono a combattere, sottraendoci secondi preziosi, o ancor più quando ci troviamo di fronte a piccoli enigmi che richiedono tempismo, deduzione e precisione. Eppure ogni volta saremo costretti a meravigliarci di quante cose è possibile fare in quell'unico, misero minuto. Nessuna magia, ovviamente, ma una sapiente, esemplare gestione degli ingredienti da parte del team di sviluppo.

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20 marzo 2019 alle 17:10

Condiviso da popcornking.