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A Plague Tale: Innocence - recensione

Immaginate un artigiano che per una quindicina di anni si è ritrovato più o meno costretto a lavorare in una fabbrica, magari in una multinazionale, in cui ogni decisione arriva dall'alto e in cui i prodotti faticano a spiccare su ciò che realizzano molti altri professionisti, condizionati come sono da standard e linee guida.



A conti fatti è così che ci immaginiamo gli sviluppatori che fanno parte di Asobo Studio, degli artigiani dalle ali tarpate che formano uno studio che ci ha lasciati a bocca aperta. Non per la qualità della loro ultima opera, ma per un altro motivo: com'è possibile che una software house attiva da così tanti anni sia praticamente sconosciuta?



Quanti tra voi, dopo l'annuncio e i primi trailer, avranno pensato che il curioso A Plague Tale: Innocence non fosse altro che un esperimento quanto meno peculiare di un gruppetto di baldi esordienti? In fondo noi stessi lo pensammo ma è bastata la nostra prova pubblicata a inizio aprile per mostrarci la realtà dei fatti, per far sì che ci rendessimo conto che in realtà questo non sarebbe stato un debutto ma la grande occasione da non lasciarsi sfuggire per nulla al mondo.



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14 maggio 2019 alle 00:30