Life is Strange 2: Ep. 3 Wastelands - recensione
Dopo un secondo episodio che aveva portato avanti un crescendo di tensione non sempre ben dosato, Life is Strange 2 prende un attimo di pausa: il viaggio dei due protagonisti è sospeso e i due lavorano in una serra che coltiva illegalmente cannabis, con lo scopo di accumulare abbastanza denaro per permettersi il viaggio verso Puerto Lobos, città natale del defunto padre.
La terza parte di Life is Strange 2 è insospettabilmente placida, quasi rilassante: con un time skip di un mese, Sean e Daniel hanno trovato una parziale forma di stabilità, un tran tran quotidiano che, per quanto spossante, concede loro una minima sicurezza e la possibilità di crescere, confrontandosi con i loro compagni di lavoro e nuovi amici.
Punto di forza dell'episodio è l'ambientazione e la maniera in cui viene presentata: il bosco in cui i due ragazzi vivono e lavorano è splendido, quasi onirico e rende alla perfezione l'atmosfera d'isolamento e sospensione dettata dalla loro condizione; non manca però qualche finezza registica, con inquadrature che si soffermano su alcuni sguardi e dettagli quel secondo di troppo per far intendere al giocatore/spettatore che qualcosa non va, che la pace è solo apparente e che forse sotto la superficie di calma e spensieratezza ribolle molto altro.

Divodark
Pareva partito un pò in sordina il secondo capitolo di Life is Strange, invece pare che con questo terzo si siano ripresi alla grande. A leggere, mi viene una gran voglia di giocarlo. Peccato che preferisca aspettare l'uscita retail (magari una bella Limited Edition da affiancare ai capitoli precedenti) che non vedrà la luce teoricamente almeno fino a gennaio 2020.