Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Resident Evil Zero - recensione

Cos'è davvero successo sulle montagne Arklay? Perché una semplice missione ricognitiva del Bravo Team della S.T.A.R.S. si è trasformata in un delirio di sangue? Perché una giovane recluta come Rebecca Chambers ha deciso di rifugiarsi a Villa Spencer, dov'è stata ritrovata dalla squadra di Redfield e Valentine? Cos'hanno visto i suoi occhi?



Queste e molte altre domande hanno affollato la testa dei fan di fin dall'alba della serie. Troppi i punti lasciati in sospeso alla fine della prima avventura. I fan volevano sapere, volevano capire. Proprio per venire incontro alle loro richieste, Capcom mise in cantiere un prequel, opportunamente intitolato Resident Evil Zero, e mise al timone colui che aveva dato vita a questo universo, Shinji Mikami. Il visionario game designer tirò fuori un prodotto con alcune buone idee ma realizzato in maniera un po' svogliata. Com'era prevedibile, l'accoglienza non fu esaltante, nonostante esista uno zoccolo duro che ama ancora alla follia questo capitolo.



In particolare la storia è stata criticata perché in parte avulsa dalla trama "della Umbrella". Troppi elementi oscuri, troppi punti lasciati in sospeso in un gioco al quale invece si chiedeva di dare un prologo esaustivo alla serie. Dal punto di vista del gameplay invece assistemmo all'introduzione di alcune novità interessanti che in modi e tempi diversi vennero poi riprese dai successivi capitoli. Per la prima volta spariscono i bauli magici in favore di una più realistica possibilità di lasciare dove si vogliono gli oggetti in esubero, recuperabili in caso di necessità grazie alla loro segnalazione sulla mappa di gioco.



Leggi altro...

Continua la lettura su www.eurogamer.it

29 maggio 2019 alle 10:40