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Void Bastards - recensione

Che gli indie siano considerati da molti giocatori e addetti ai lavori l'ultimo e solitario baluardo di creatività per i videogiochi è cosa risaputa ma al di là della veridicità di questa visione, spesso sono gli stessi sviluppatori a decidere di non esagerare con i proclami e le sparate. Altre volte invece l'annuncio stesso di un progetto si basa su una parola che in questa industria sembra praticamente sempre davvero poco credibile: rivoluzionare.



Siamo sinceri, quanti giochi rivoluzionari avete davvero visto negli ultimi anni? Rivoluzione è un termine di un certo peso e in quanto tale una potenziale arma a doppio taglio. Blue Manchu, team indie formato da ex Irrational Games e capitanato da uno dei tre co-fondatori di quello storico studio, Jonathan Chey, ha messo immediatamente le cose in chiaro. Void Bastards vuole proporsi come un FPS rivoluzionario e per farlo segue principalmente due strade: ispirarsi a qualche mostro sacro e ibridare anime e meccaniche differenti.



Per quanto riguarda i mostri sacri i nomi citati esplicitamente sono quelli di BioShock e System Shock 2 (noi ci aggiungiamo un pizzico dell'ultimo Prey) mentre gli ingredienti da miscelare e ibridare appartengono soprattutto a tre grandi categorie: FPS ovviamente, roguelite e gestionale/strategia. Nel caso in cui vi piacessero le etichette la prossima frase è pane per i vostri denti: quello disponibile su PC e Xbox One (incluso nell'abbonamento Xbox Game Pass) è un roguelite shooter strategico sci-fi dallo stile fumettoso che in parte ricorda Borderlands e che per certi versi riesce ad essere una rivoluzione. Almeno un pochino.



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30 maggio 2019 alle 18:50