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Layers of Fear 2 - recensione

Ripensando a Layers of Fear la paura non è di certo l'archetipo che salta subito alla mente. Pur trattandosi di una serie horror, il filo conduttore che lega l'originale a questo secondo capitolo è infatti la follia. Una follia antica e radicata, quella che fonda le proprie radici nell'orrore dei ricordi.



Se il primo gioco narrava le intricate e spaventose memorie di un pittore attraverso la mostruosità della sua arte, Layer of Fear 2 ci catapulta a bordo di una nave nelle vesti di un attore dai mille volti. Sarà proprio il cinema (e qualche volta il teatro) il vero protagonista dell'incessante flusso onirico che caratterizza l'opera, tra citazioni pirandelliane ed easter egg per cinefili.



In effetti gli sviluppatori polacchi di Bloober Team, dopo essersi concessi una "trasgressione" con Observer, tornano sui propri passi riproponendo un "walking simulator" piuttosto lineare caratterizzato da una follia visiva senza precedenti, che getta il giocatore in uno spaesante turbinio da cui è difficile uscirne sani.



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6 giugno 2019 alle 10:40

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