Dead by Daylight (Switch) - recensione
Nel 2016, il team di Behaviour Interactive riuscì a conquistare una grossa fetta di pubblico. Le ragioni sono presto dette: sono rari i titoli che invitino a provare il fascino dell'horror in compagnia. E rari sono quelli che riescono a farlo senza sfociare in meccaniche action e arcade (come accadde per Silent Hill: Book of Memories), mantenendo una forte presa su atmosfera, tensione e ambiente.
Dead by Daylight è stato tra i primi a riuscirci, puntando su semplicità e varietà dei personaggi, con un 'multiplayer horror asimmetrico' che lo rende tra i massimi esponenti di un genere che ha tra le sue schiere Friday the 13th, Deceit e Depth.
Nel 2017, con le versioni casalinghe, il pubblico si allargò ulteriormente e soltanto adesso abbiamo a disposizione una versione per Switch. Parliamo dunque di un titolo che ha ancora una buona presa sui videogiocatori, che cerca di attrarre nuova utenza arricchendo il suo cast e i suoi scenari, che però a onor del vero si porta dietro alcuni grossi difetti costitutivi, dovuti a una meccanica di gioco pensata - a monte - come due gameplay molto differenti. Introduciamo dunque il gioco, per chiarire questi punti, per poi concentrarci su cosa questa versione per Nintendo faccia meglio (o peggio).
