Dreams - recensione
Immaginate di stringere fra le mani una tavolozza capace di dare vita ai sogni. Fatto? Bene, ora tornate con la mente alla vostra infanzia da videogiocatori, quando saltando fra i muretti e le panchine delle città immaginavate baratri pieni di lava incandescente e ponti sospesi. Quando un guizzo della fantasia era più che sufficiente per trasformare bastoncini in spade laser, piccoli dislivelli in balzi chilometrici, buche nella sabbia in fantascientifiche astronavi.
L'era delle forbici dalla punta arrotondata, degli "attacchi d'arte", dell'immaginazione a briglia sciolta. Il sottoscritto, per quel che vale, ha sempre invidiato chiunque avesse un talento speciale per il disegno, tutti quei compagni di classe che riuscivano, apparentemente senza sforzo, a regalare una forma gradevole a qualsiasi propria fantasia. Ma nonostante fossi palesemente negato, perdevo ore a cartografare terre inesistenti, a studiare intricati labirinti e ad architettare spietati campi di battaglia.
Dreams di Media Molecule non è semplicemente un videogioco, così come non è semplicemente un editor di videogiochi: è uno strumento espressivo alla portata di tutti, una cassetta degli attrezzi dotata dell'incredibile potere di tradurre l'immaginazione in qualcosa di concreto. Per di più, è una tavolozza che assume tinte profondamente diverse a seconda della persona che si trova dall'altra parte dello schermo, che sia esso un aspirante regista, un artista in erba, un talentuoso programmatore o un semplice ragazzo che sogna di imparare a disegnare.
