Dreams – Recensione
Che ci crediate o meno, negli ultimi due anni non ho mai approfondito il discorso Dreams oltre quanto mostrato da video e news che mi capitava di aprire e leggere distrattamente. Per mesi e mesi, il nuovo progetto di Media Molecule è stato qualcosa di cui avevo coscienza, ma che non riusciva a scalfire la barriera, non dico dell'indifferenza, ma dell'attrazione più prepotente e irresistibile verso altri giochi canonici e blasonati. Per questo mi sono posto diversi interrogativi di fronte alla possibilità di recensire un titolo del genere, ma ogni dubbio è svanito non appena ho preso il controller e mi sono lasciato guidare in questa misteriosa, magica opera.
La prima cosa che ho compreso è che non solo sono adatto per giocare e recensire un gioco come Dreams, ma che sono proprio la persona più indicata. E lo sono, esattamente come ognuno di voi, non per meriti, background o competenze, ma per la pura e semplice passione che mi fa definire videogiocatore. Anzi, estendendo il raggio e includendo tutta la fascia di pubblico che Media Molecule vuole raggiungere, sono e siamo gli utenti ideali perché condividiamo la capacità di perderci e lasciarci trasportare negli universi infiniti e variopinti dell'intrattenimento digitale, perché sappiamo evadere in modo sano e innocente grazie a un passatempo che i più associano all'infanzia e perché, in una parola, siamo Sognatori.
Due parole sui comandi
Sbrighiamo le formalità richieste dalle comuni recensioni in poche parole, proprio perché Dreams di comune con il resto dell'offerta PlayStation e non solo ha ben poco. Avviando l'applicazione veniamo introdotti al mondo degli Spiritelli, che possiamo scegliere tra una lista per trovare quello più adatto a noi, e soprattutto al sistema di controllo. La nostra mascotte su schermo funziona esattamente come il puntatore di un mouse, quindi per comodità non viene mossa con le levette analogiche ma sfruttando il sensore di movimento del DualShock 4. Avere una coppia di PlayStation Move rende il tutto più gestibile, ma anche cimentarsi nelle creazioni con il semplice controller non è (troppo) frustrante e mette in mostra il lavoro di semplificazione e ottimizzazione svolto da Media Molecule.
Il nostro Spiritello, dicevamo, si sposta sullo schermo mentre agitiamo il DualShock nelle quattro direzioni e sfrutta la sua “codina” per afferrare oggetti con il grilletto destro e per interagire con essi. Possiamo così aprire bauli, spostare scatole, ruotare manovelle, oltre naturalmente a navigare nei menù del gioco e a settare le infinite impostazioni incluse nella modalità creativa. Non solo, ma lo Spiritello può possedere i protagonisti delle scene e far così passare il controllo su di loro, per una gestione più canonica con levette e tasti e per testare i risultati delle nostre creazioni.
Nelle varie proposte della community, o per meglio dire nei vari Sogni, potremmo doverci alternare tra l'uno e l'altro sistema di comandi, in base alla direzione presa dallo sviluppatore. Nel Sogno di Art, per esempio, che è il minigioco creato da Media Molecule e che rappresenta la breve modalità storia di Dreams, iniziamo controllando lo Spiritello e passiamo poi ai protagonisti dell'avventura, ma torneremo occasionalmente nei panni del primo. Giusto per dare un'idea della varietà di situazioni di gameplay che si possono incontrare o che, ancor meglio, si possono creare.

Il sogno di Art
Media Molecule non si è limitata a fornire tutti gli strumenti per creare e divertirsi con il lavoro altrui, ma si è anche impegnata in prima persona nello sviluppo di un gioco completo. La definizione perde un po' significato in un titolo come questo, dove potenzialmente potremmo trovare esperienze più lunghe e complesse sviluppate da perfetti sconosciuti. Tuttavia è importante provare il Sogno di Media Molecule poiché è stato progettato con l'intenzione di presentare tutte le potenzialità della modalità creativa, per lasciarsene ispirare o anche solo per pregustare ciò che si potrebbe scoprire esplorando la community.
La storia del Sogno di Art vede come protagonista lo stesso Art, un musicista jazz in profonda crisi in seguito allo scioglimento della sua band. Il gioco alterna fasi in cui impersoniamo lui e altre nelle quali viviamo dentro ai suoi ricordi prendendo le parti di giocattoli della sua infanzia: Frances e Foxy, due pupazzi animati, e Pulce ed Elodie, due robottini. Le tre parti di gioco sono ben distinte sia a livello di stile (la sezione di Art presenta personaggi simili a burattini di cartapesta, quella dei pupazzi è più cartoonesca e quella del robot vira verso il futuristico) che a livello di gameplay, il quale passa da un punta e clicca, a un'avventura 3D, a un platform… e non solo, ma non vogliamo svelare troppo.
Se la volontà era mostrare i muscoli di Dreams, possiamo confermare che l'obiettivo è stato raggiunto. Atmosfere, varietà di situazioni, costruzione della storia e comparto audio sono ottimi. L'alternanza tra generi funziona e anche all'interno delle singole sezioni si trovano soluzioni mai scontate né ripetitive. Art deve esaminare oggetti, parlare con altri personaggi e risolvere piccoli enigmi; Frances e Foxy devono attraversare piattaforme fisse, mobili e attivabili con una delle loro armi; Pulce sfrutta la sua energia per attivare nuove zone da esplorare, mentre Elodie può aspirare e rilanciare oggetti. E si trovano persino i collezionabili, come in ogni gioco che si rispetti!
Pensare che tutti gli strumenti per creare qualcosa di simile sono anche a nostra disposizione è eccitante e opprimente allo stesso tempo. In questo senso, anche la durata piuttosto limitata del Sogno di Art assume un significato tutto nuovo: la consapevolezza del lavoro, della passione e della precisione che stanno dietro a un piccolo progetto lo rendono enorme, immenso, insuperabile.

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magnifico