Dalle ceneri di Resident Evil 2 Reborn a Daymare 1998: la storia di Invader Studios - intervista
Un progetto amatoriale fra amici, la visibilità internazionale, l'incontro con Capcom che ha segnato un drammatico cambio di rotta, e poi la produzione di Daymare 1998. La storia di Invader Studios, casa di sviluppo italiana con sede a Olevano Romano, ha una parabola fiabesca che include anche le insidie e gli ostacoli da superare fino ad arrivare al lieto fine: il debutto del gioco su PC nel 2019 e, in questi giorni, su PS4 e Xbox One.
Prima ancora che nascesse Invader Studios, un gruppo di amici aveva iniziato a esplorare il mondo con un'idea, nata dalla passione per una serie in particolare: Resident Evil. "Al tempo lo studio era poco più di un garage tra Olevano Romano e Roma", ricorda Michele Giannone, co-fondatore di Invader Studios e direttore creativo di Daymare 1998. Il primo input fu di pensare come appassionati e di provare a creare qualcosa che loro stessi avrebbero voluto giocare. Nacque così l'idea di un rifacimento in chiave moderna del secondo episodio della serie di Capcom, intitolato Resident Evil 2 Reborn. Il team era ancora molto piccolo, composto da 5-6 persone.
"Non avevamo alcun introito ma era comunque il nostro unico impegno. Questo progetto ci serviva a capire, innanzitutto, se noi fossimo in grado di sostenere una produzione", spiega Giannone. Tra i membri fondatori del team c'erano anche Tiziano Bucci e Alessandro De Bianchi, che avrebbero poi ricoperto il ruolo, rispettivamente, di lead 3D artist e producer di Daymare 1998. Alla fine del 2014 i primi lavori vennero realizzati usando il motore grafico Unity. Pochi mesi dopo, però, il team decise di accelerare l'impegno spostandosi su Unreal Engine, che nel frattempo era diventato gratuito.
