Assassin's Creed Valhalla, un annuncio da copertina
L'annuncio del nuovo Assassin's Creed ci mostra il Valhalla, e noi ci lamentiamo sempre.
Abbiamo un annuncio, abbiamo un Assassin's Creed Valhalla. Ci spostiamo ancora, ma non solo nel senso fisico e cronologico del termine. Spalancate poco a poco le porte della mitologia negli scorsi capitoli, possiamo finalmente varcare la soglia ed entrare in un mondo che tutto sommato ci aspettavamo. Andiamo nel freddo nord, nei villaggi gelidi di un popolo guerriero, nei mari solcati dai drakkar. Dalle lotte contro creature mitologiche al territorio dell'ultimo God of War, e verso il mondo degli dei – il Valhalla, appunto – con un semplice disegno. E gli sputiamo pure addosso.
Le mani di un disegnatore ci hanno guidato in un teaser unico, che farebbe la sua figura come copertina per Assassin's Creed: Valhalla. Lo abbiamo visto unire dei pezzi per creare uno scenario, modificarlo e raccontare una storia. Ci ha provato davvero a stuzzicare la nostra fantasia, ma non ci stava bene: era un annuncio e c'era Assassin's Creed Valhalla, ma non c'era il trailer. Beh oggi invece il trailer c'è, e siamo pronti a un'ondata di critiche differenti. Prime fra tutte: “Questo non è Assassin's Creed. Origins ne ha segnato la fine”.
E invece sapete che penso? Proprio no.
Assassin's Creed è ancora là: siamo noi a cambiare idea.

La virata che ha affondato la nave Black Flag, un cambiamento eccessivo?
Volevamo un cambiamento serio, lo abbiamo avuto. Dallo stealth ed il parkour sui campanili siamo stati catapultati in qualcosa che faceva sentire uno strano senso di oppressione. Tutto era così diverso, dallo scenario alle meccaniche, e sembra semplice capire che cosa ci fosse di sbagliato. Mancavano i palazzi: e allora come faccio a fare il salto della fede? Siamo nell'epoca dei pirati. Ma che ci faccio con la spada e la lama celata? In tutta risposta di pistole ce ne hanno date quattro (e anche parecchi punti di osservazione), e dalle lotte nude e crude di Connor si è passati a una danza di sangue che inghiottiva lo sguardo. Forse non lo ammettiamo, ma Black Flag ci ha stregato a guardarlo: le navi che solcano l'acqua, gli scenari verdi delle isole disabitate, i templi. Gli abbordaggi e le esplorazioni subacquee – e gli shanties, che diavolo. Ma no, c'è qualcosa di più importante: Edward si veste da Assassino ma non è un Assassino.
E allora questa non è la saga che conosco.

Assassin's Creed Origins Un altro che ha osato cambiare, radicalmente
In copertina c'è scritto Assassin's Creed, ma no: non è Assassin's Creed, al massimo un remake fatto male. Perché non c'è la cerimonia, non c'è la setta. C'è solo un piratucolo improvvisato che si mette addosso il primo vestito che trova (sfilandolo al primo cristo che trova). E quindi per qualche motivo tutto questo lo eredita Assassin's Creed Valhalla, dall'annuncio con un disegno fino al trailer del vichingo con la lama celata. Il processo va fatto a tutti gli Assassin's Creed da Black Flag in poi, perché una volta che hai sbagliato non puoi rimediare. Hai fatto un cambiamento di rotta, ma non era quello che tutti si aspettavano. Hai anche tolto Desmond, il vero protagonista, e ti sei nascosto dietro la ruffianata del “volevamo che voi giocatori vi sentiste protagonisti”. Ma chi è che il personaggio dei giorni nostri? Non è mica Desmond, non va bene. Errore, peggio ancora dell'aver trasformato un Assassino in un Templare a metà corsa. In un gioco, tra l'altro, che sa un po' di remake di Assassin's Creed Black Flag.
Una serie inarrestabile di errori, perché da Origins in poi hai preso a usare lo stile ARPG. Quindi la tua carriera è finita, perché un Assassin's Creed non può essere un RPG nemmeno in un remake fatto male. Per carità, il solito gioco ci ha proprio rotto: lo vogliamo più lungo, lo vogliamo più difficile, basta le solite meccaniche. Però dai, RPG?
Ma cos'è davvero Assassin's Creed?
