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Eastshade – Recensione

“Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno”.
Vincent Van Gogh



Quante volte vi capita di leggere l'annuncio di un nuovo videogioco d'azione che promette di utilizzare armi devastanti oppure di uno di corse con bolidi rombanti pronti a sfrecciare su circuiti pieni di ostacoli? La maggior parte dei titoli lanciati sul mercato punta sull'adrenalina, cercando di regalare agli utenti emozioni quasi impossibili da ottenere nella vita reale. Eastshade Studios ha scelto di svincolarsi da questa tendenza per proporre un'avventura riflessiva, in cui ci si ritroverà a esplorare un'onirica e pacifica isola.



Un viaggio travagliato



La narrazione di Eastshade inizia in medias res. Il giocatore si ritroverà già in viaggio su una nave diretta verso un'isola in compagnia di alcune bizzarre creature con il corpo umano e la testa di animale. Queste forniranno una prima infarinatura dei comandi e ci sveleranno che la nostra destinazione è Eastshade, il luogo lussureggiante di cui ci ha narrato anni fa nostra madre.



Interpreteremo il ruolo di un pittore girovago in cerca d'ispirazione che, basandosi sulle storie ascoltate in gioventù, si farà carico della missione di dipingere quei luoghi tanto cari alla propria madre. La trama si ferma qui, dato che dopo un naufragio ci ritroveremo su Eastshade con l'unica richiesta di esplorare l'ambiente circostante, senza obiettivi da raggiungere entro un tempo limite, mostri da abbattere o veicoli da guidare a rotta di collo.



Il cuore di Eastshade risiede proprio nella libertà lasciata al giocatore. Seguendo una certa logica negli spostamenti, in realtà, sarà abbastanza semplice capire come muoversi. Si partirà infatti dal piccolo villaggio di Lyndow, che gli appassionati dei titoli targati Eastshade Studios ricorderanno nella loro prima opera, parlando con gli abitanti e con i nostri compagni naufraghi per apprendere le basi della pittura, che si fonda sulla creazione artigianale delle tele e sul loro successivo utilizzo.



Gli stralci di dialogo e la possibilità di leggere vari libri di testo permetteranno poi di approfondire le tematiche del folklore locale, scoprendo tante sfaccettature del mondo creato da questo talentuoso team. Superato lo stupore iniziale e l'impatto con l'assenza totale d'indicatori a schermo o informazioni, giunge il momento di armarci di pennelli e tempere e di trasferire su tela tanti paesaggi.



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Cubista o impressionista?



La meccanica alla base di Eastshade è legata alla realizzazione di quadri. Una volta individuato il giusto scorcio sarà possibile premere un tasto, selezionare una tela vuota e decidere quale area dipingere. La stesura del colore avverrà in maniera automatica, trasformando però il paesaggio scelto in un'opera d'arte che potremo portare con noi per mostrarla agli amici, oppure utilizzarla per completare alcune delle missioni del gioco.



Proprio le missioni sono un altro elemento importante di Eastshade. Alcuni degli abitanti ci faranno richieste che consisteranno nel dipingere un determinato soggetto oppure nel recuperare oggetti. In cambio dei nostri servigi, potremo ricevere informazioni utili al proseguo dell'avventura, denaro e oggetti oppure ancora dei progetti, che rappresenteranno una sorta di potenziamento del personaggio, che apprenderà come dar vita a nuove strutture.



I progetti saranno legati alla semplice meccanica di crafting inserita nel gioco, con la quale sarà possibile inizialmente creare solo le tele su cui potremo dipingere, ma che porterà poi a realizzare strutture più complesse come falò, tende e persino rudimentali zattere utili, impiegando però una maggiore quantità di risorse.



Sfortunatamente questa è la funzione più debole di Eastshade, dato che solitamente la difficoltà nel trovare i materiali sarà data anche e soprattutto dall'assenza di indicazioni per identificare le aree in cui sono presenti, senza contare che trovarsi in un punto fondamentale per dipingere e scoprire di non avere tele da utilizzare né oggetti di creazione nei dintorni sarà decisamente frustrante, per quanto sia comunque possibile cancellare un quadro già “salvato” e riutilizzare la base.



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29 maggio 2020 alle 17:40

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