Assassin's Creed: Valhalla - prova
Se c'è una cosa che abbiamo imparato giocando i capitoli della saga ideati da Ashraf Ismail è che la formula di Assassin's Creed ha iniziato da tempo a stargli molto, molto stretta. Confrontandoci con i mondi scaturiti dal suo immaginario abbiamo scoperto alcuni fra i migliori titoli della serie, assistendo al tempo stesso a un distacco sempre più netto dalle storiche radici firmate Patrice Desilets e Jade Raymond.
Black Flag si può ancora oggi considerare una delle più impressionanti esperienze a tema piratesco mai approdate nel mondo dei videogiochi, mentre Origins è riuscito a stravolgere le regole della setta mettendo in piedi una vera e propria rinascita in chiave RPG. Di conseguenza, nonostante il recentissimo abbandono del director, non è stata una sorpresa scoprire che Assassin's Creed: Valhalla segna probabilmente il passo più importante in questo particolare processo evolutivo.
Sì, è vero, il protagonista indossa una lama celata, si racconta attraverso un Animus, si muove nei confini di un mondo plasmato dalla storia degli Isu e delle Mele dell'Eden. Ma la presenza di questi elementi non ha impedito assolutamente a Valhalla di presentarsi sul nostro banco di prova come una vera e propria ode al popolo vichingo, a prescindere dal nome altisonante impresso sulla copertina.

EmaF5
che scenario!