Namco Museum Archives Volume 1 e 2 - recensione
Quando vi alzate dal divano esclamate spesso "Oplà"? La schiena vi inizia a fare male anche quando provate ad allacciarvi una scarpa? I cantieri edili iniziano ad esercitare uno strano fascino su di voi? Se avete risposto "sì" ad almeno due di queste tre domande i giochi di cui stiamo per parlarvi sono quello che fa per voi. Namco ha raccolto in due compilation buona parte dei titoli che nella Golden Age delle sale giochi le permisero di diventare uno degli sviluppatori arcade più acclamati.
Operazioni del genere non sono certamente nuove ma sempre più spesso vengono bollate come mosse commerciali intraprese per raggranellare soldi facili. Ci duole dirlo ma mai come in questo caso la definizione calza a pennello. Negli ultimi 20 anni Namco ha riproposto svariate volte i suoi titoli storici in raccolte volutamente incomplete per convincere il pubblico a completare la collezione sborsando un bel po' si soldi... in comode rate. La storia si ripete in questi due volumi che includono 11 titoli ognuno. Il trick anche questa volta consiste nell'includere in ogni "museo" un gioco inedito in occidente, un amo che sicuramente attirerà svariati pesci curiosi.
È opportuno a questo punto circoscrivere tali collezioni sia in termini di quantità che di qualità. La prima include pezzi storici come Galaxian, Xevious, Mappy, Dragon Buster, Sky Kid e The Tower of Druaga, presenze rare come quelle di Dragon Spirit: The New Legend, Splatterhouse: Wanpaku Graffiti e l'ottimo demake di Pac-Man Championship Edition. La seconda comprende altrettanti pezzi grossi: Pac-Land, Dig Dug II, Super Xevious, Galaga, Rolling Thunder, Battle City, Mappy-Land, Legacy of the Wizard, Dragon Buster II, Mendel Palace e l'inedita versione console di Gaplus.

GhJaccio
I retrogamer possono festeggiare 🍾