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Pantsu Hunter: Back to the 90s – Recensione

Gli anni Novanta. Il decennio che da molti viene etichettato come il fulcro dell'esaltazione dell'intrattenimento. In particolare, i videogiochi e i cartoni animati hanno offerto un tangibile salto qualitativo rispetto al decennio precedente e hanno iniziato a percorrere una varietà di strade fino a quel momento inimmaginabili. Pantsu Hunter: Back to the 90s è un salto verso quel periodo, sia a livello estetico che strutturale e contenutistico. Siamo caduti in piedi? Scopritelo nella nostra recensione!



Golden Boy, sei tu?



Abbiamo notato nell'opera di Ascension Dream una spiccatissima ispirazione a Golden Boy, manga scritto da Tatsuya Egawa da cui è stata tratta una versione anime andata in onda nella seconda metà degli anni Novanta. In Golden Boy, Kintaro è uno studente che abbandona l'università e decide di girare il Giappone in sella alla propria bicicletta per sperimentare tutti i tipi di lavori e diventare “il tuttofare supremo”. Nel frattempo, incontrerà delle ragazze con le quali avvierà (ma non concluderà) delle storie d'amore. Parola d'ordine: imparo, imparo, imparo!



Ebbene, in Pantsu Hunter impersoneremo Kenji, studente universitario che per mantenersi diventa un “jack of all trades”, ossia un tuttofare. Il ragazzo si improvviserà elettricista, idraulico, muratore, baby sitter, cuoco e quant'altro per guadagnarsi da vivere e sfrutterà le sue visite nelle abitazioni dei clienti per cercare di dar sfogo al proprio feticismo: le mutandine. Kenji, infatti, sta cercando il vero amore della sua vita e si è reso conto che la forma, il colore e il motivo delle mutandine permettono di scoprire in maniera inequivocabile la personalità della proprietaria. Durante i suoi lavoretti, andrà dunque alla ricerca di questi preziosi cimeli per studiare l'indole delle ragazze e identificare quella giusta. Ah, dimenticavamo: Kenji si sposta con una motocicletta.



Nel gioco incontreremo quattro ragazze distribuite in tre capitoli. Nel primo incontreremo Haruka, da poco single, che appartiene alla categoria delle “finte ingenue” e che si invaghirà immediatamente del protagonista (ci ha ricordato Naoko Katsuda di Golden Boy). Nel secondo capitolo incontreremo Anko e Yukari, due sorelle molto diverse. La prima è un astro nascente del calcio femminile, è molto violenta all'apparenza ma nasconde un animo d'oro, soprattutto nei confronti della sorella (ci ricorda molto Ayuko Hayamizu, l'istruttrice di nuovo di Golden Boy, anche esteticamente). La sorella, Yukari, è una ragazza dolce e altruista che soffre di una malattia mentale piuttosto grave, sebbene lei abbia imparato a conviverci. Si tratta dell'unico personaggio che non ha una controparte nell'anime da cui Pantsu Hunter ha preso ispirazione. L'ultima ragazza, protagonista del terzo capitolo, è una nobildonna di nome Anna, molto elegante, altezzosa e formale che, tuttavia, nasconde un feticismo estremo simile a quello del protagonista (esattamente come Reiko Terayama in Golden Boy).



Ops, game over!



Il gameplay di Pantsu Hunter è caratterizzato da due tronconi piuttosto evidenti: il punta e clicca e la visual novel. Durante i tre capitoli con le ragazze, saremo parzialmente liberi di investigare le abitazioni interagendo con gli elementi dello scenario così da risolvere il problema principale per il quale siamo stati contattati, senza ovviamente dimenticare la nostra caccia alle mutandine. Potremo premere il tasto Quadrato per far comparire un'icona che ci indica tutti gli elementi con cui possiamo interagire. Decideremo poi noi, attraverso il cursore, come comportarci.



Il secondo troncone corrisponde a dialoghi occasionali che avremo con le ragazze, che ci costringeranno a scegliere un approccio da avere con loro. Diverso è il quarto capitolo in cui verrà proposta una vacanza con tutte e quattro le ragazze e che sarà solo ed esclusivamente narrata e dialogata (quindi una visual novel in senso stretto).



La particolarità di Pantsu Hunter: Back to the 90s è indubbiamente la massiccia presenza di game over. Qualsiasi scelta scellerata vi condurrà inevitabilmente a un epilogo, che corrisponde a una schermata con descritto il finale. Tuttavia, anche scelte apparentemente innocue possono provocare degli inaspettati game over (ad esempio sedervi sul divano oppure staccare la corrente). I capitoli sono brevi, si possono completare in una manciata di minuti, motivo per cui la presenza dei game over non provoca quella irritante sensazione di “ricominciare da capo” e, anzi, regala i momenti più divertenti e assurdi che Pantsu Hunter ha da offrire. La ricerca degli ending è l'attività più coinvolgente, ancor più della caccia alle mutandine che corrisponde alla risoluzione di enigmi nelle fasi punta e clicca.

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15 settembre 2020 alle 17:10

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