Resident Evil Village - recensione
Quando si tenta di rinnovare una serie leggendaria con 25 anni di storia sulle spalle, bisogna assumersi dei rischi. Ci vuole coraggio, bisogna essere audaci, bisogna cogliere il pubblico in contropiede e consegnare nelle mani dei fan più accaniti qualcosa di nuovo e rivoluzionario, qualcosa che possa stupire anche chi ha seguito l'evoluzione della serie per gran parte della propria vita.
Poco importa se qualcuno storcerà il naso, poco importa se 'si stava meglio prima': in fondo ci sono poche cose al mondo che fanno paura quanto il cambiamento. E a proposito di paura Resident Evil 7 ne incuteva davvero tanta, sia nel senso metaforico che in quello più letterale.
Metaforico perché è stato un episodio destabilizzante per la community: la telecamera abbandonava l'impostazione a tre quarti dietro le spalle del protagonista per adottare una prospettiva in prima persona; l'eroe di turno non era uno dei personaggi storici della saga ma un uomo apparentemente normale; la storia sembrava parlare di una famiglia di psicopatici nel bayou del Mississippi invece che concentrarsi sulla solita minaccia bio-terroristica globale.
