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Disco Elysium: The Final Cut – Recensione

Avete presente quando un gioco indie improvvisamente diventa il gioco dell'anno e distoglie l'attenzione dai soliti tripla A sul mercato? Bene, questo è quello che è successo con Disco Elysium nel 2019, quando per mesi non si fece che parlare del capolavoro di ZA/UM (allora uscito solo su PC) e di quanto fosse sorprendente che uno studio indie avesse partorito un'esperienza così complessa, varia e gratificante per gli amanti dei GdR, surclassando produzioni sulla carta ben più prestigiose. Un viaggio ora accessibile anche ai videogiocatori su console con Disco Elysium: The Final Cut, versione rivista e rimpolpata di novità per raggiungere un ulteriore livello di perfezione. Abbiamo avuto il piacere di giocarci e ora vi raccontiamo come è andata.



Siamo in due a non capirci nulla



“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”.



Il primo impatto con Disco Elysium: The Final Cut è strano, vuoto, quasi capace di farci pentire di averlo avviato. Un lasciarci spaesati che, senza alcun sospetto da parte nostra, è un astuto preambolo per creare armonia fra noi e il protagonista. Che poi, quale armonia? Ci svegliamo in una stanza di un hotel dopo una sbronza colossale e non riusciamo neanche a guardarci allo specchio. Abbiamo dimenticato tutto, perfino il nostro nome. Il protagonista non sa nulla e il giocatore neanche. Eccola, l'armonia. Quella che allinea perfettamente il flaccido detective di mezza età con il videogiocatore, quasi a voler sfondare idealmente la quarta parete per creare un legame tra i due, da ora in poi indissolubile. Non ricordando più nulla della sua vita, il protagonista sarà come un contenitore vuoto da riempire a piacimento, viste le immense possibilità offerte dal gioco.



Detective, si è perso?



Nel frattempo, il distretto di Martinaise è stato teatro di un enigmatico omicidio e noi, pur non conoscendo praticamente niente, dovremo risolvere questo intrigo a nostro modo. In qualità di detective della RCM, il nostro compito sarà quello di indagare fra tutte le sfaccettature del distretto di Revachol e, contemporaneamente, ritrovare noi stessi. Le tematiche affrontate da ZA/UM nella sua opera sono molteplici; Martinaise è un luogo problematico, dove incontreremo persone di ogni tipo legate spesso a ideali politici molto forti. Una città in precedenza gloriosa ma ormai decadente, ricca di contrasti, attriti e sfruttamento in nome dell'uguaglianza. Quella che spesso viene usata per illudere i disperati. In fin dei conti la trama di Disco Elysium è fortemente improntata sul romanzo poliziesco, ma racchiude al suo interno una serie di altre esperienze incentrate sulla ricerca di sé stessi, sul fallimento e sulla complessità della natura umana.



Il tutto è pesantemente valorizzato da una scrittura dei dialoghi eccezionale, capace di tirare fuori delle vere e proprie perle quando meno ce lo aspettiamo, e dal doppiaggio in inglese (presente solo in questa edizione) che dona ancora più espressività al tutto. C'è da dire, però, che con uno script da più di un milione di parole la mancanza della localizzazione in lingua italiana pesa davvero molto sul bilancio finale. A differenza di altre opere di più facile comprensione, Disco Elysium: The Final Cut si serve molto spesso di termini al di fuori del lessico standard, che ben presto diventano un problema anche per i più abili con la lingua inglese.



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Sapessi cosa ho in testa…



Prima di iniziare la partita ci toccherà plasmare la nostra personalità scegliendo uno degli archetipi predefiniti o creandone uno personalizzato. Le nostre possibilità in gioco dipenderanno strettamente da questi parametri, che entreranno in scena in modo sorprendente sotto forma di piccoli frammenti del nostro io; questi si paleseranno ben presto come voci nella mente del protagonista pronte a prendere la parola da un momento all'altro. Un vero colpo di genio!



Più accumuleremo punti in certi parametri, più le nostre personalità interverranno e ci faranno notare determinati dettagli, ci suggeriranno quali corde toccare, cosa evitare e, spesso, ci chiederanno di prendere una posizione politica. Essere più intellettuali ci permetterà di avere maggiore successo nei dialoghi mentre, puntare sulla forza fisica, renderà le cose più facili con alcuni enigmi. Non esiste un modo giusto di fare le cose e quantificare le tantissime combinazioni possibili fra le nostre skill e il mondo esterno è pressoché impossibile. Potenziare una abilità al massimo potrebbe diventare addirittura controproducente poiché il nostro alter ego diventerebbe eccessivamente cervellotico, fornendoci un bel po' di informazioni irrilevanti. Allo stesso tempo, essere estremamente carenti in determinate caratteristiche ci toglierà la possibilità di carpire informazioni o proseguire in una determinata direzione.



A dirigere l'avventura saranno una enorme quantità di dialoghi e, come in ogni GdR classico, il lancio dei dadi. Non aspettatevi momenti di azione frenetica e abituatevi all'idea di dover proseguire a colpi di red check e white check, le due tipologie di lancio disponibili. La prima è unica e in caso di fallimento non può essere riprovata; la seconda potete riaffrontarla ogni volta che avrete nuovi dettagli sull'argomento, fino a superare con successo il lancio (ma potreste anche non riuscirci mai).




Harry Du Bois e la camera dei pensieri



A rendere il tutto ancora più complesso entrerà in gioco la Thought Cabinet, una speciale caratteristica che ci permetterà di plasmare definitivamente le idee fondamentali sui cui regge il nostro poliziotto. Elaborare pensieri complessi costerà un certo numero di ore del tempo di gioco – in Disco Elysium tutte le nostre azioni costano tempo – e, una volta interiorizzati ed equipaggiati ci doneranno bonus o malus nelle statistiche indicate. Tuttavia, i limiti dettati dalle caratteristiche del nostro personaggio possono essere in parte aggirati equipaggiando i giusti capi di abbigliamento. Ogni pezzo del nostro outfit, dalla cravatta alle scarpe, ci darà un boost non irrilevante in determinati parametri, permettendoci di incrementare, spesso di molto, la probabilità di vittoria nel lancio di dadi. Non lo consideriamo un difetto grave, ma più che altro un modo per dare una via di uscita al videogiocatore, viste le innumerevoli possibilità a disposizione.



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A chi consigliamo Disco Elysium: The Final Cut?



Avrete capito che il videogioco di ZA/UM tiene a debita distanza la frenesia, prediligendo ritmi blandi a causa del suo essere fortemente basato sui dialoghi, spesso nemmeno così facili da afferrare con una prima lettura. Nelle venticinque ore abbondanti per portare a termine esclusivamente la storia principale, al giocatore vengono richiesti tempo, pazienza e lucidità non indifferenti per comprendere gli intrecci che muovono il mondo in cui siamo finiti. Per questo motivo, Disco Elysium: The Final Cut non è proprio quel tipo di videogioco al quale dedicare mezz'ora prima di andare a letto – perché finireste per andarci molto prima.



Non stiamo parlando solo della trasposizione videoludica di un classico gioco di ruolo da tavolo, ma di un prodotto che fa riferimento ad almeno altri due generi: open world e avventura grafica. Il primo perché Revachol (o meglio il distretto di Martinaise) è liberamente esplorabile in lungo e in largo, senza alcun ordine imposto (esclusa una particolare area). Il secondo genere, quello delle avventure grafiche, perché ogni luogo è pregno di punti di interesse da analizzare e ci porta a cercare man mano degli oggetti specifici per sbloccare certi passaggi o per utilizzare qualcosa che abbiamo nell'inventario.



Insomma, se ultimamente le produzioni (anche quelle più grosse) abusano del termine GdR solo per l'inserimento di una manciata di meccaniche che rimandano al genere, Disco Elysium è, al contrario, un vero gioco di ruolo a tutti gli effetti. Imperdibile per gli appassionati del genere, ma non per un pubblico più ampio. Se l'idea di passare ore a leggere tonnellate di dialoghi non vi fa impazzire, questo non è un prodotto adatto a voi.



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Vacanza a Revachol



La realizzazione tecnica di Disco Elysium: The Final Cut è eccellente, grazie anche alla incredibile direzione artistica che fa dimenticare il fatto che il gioco è basato sul motore Unity. La visuale isometrica e la capacità con cui è stata creata la mappa ci permettono ben presto di creare la nostra personale intimità con la cittadina. Ogni area sembra unica e stimola la nostra curiosità, portandoci a esplorare e a interagire con ogni oggetto presente. Revachol, già abbastanza suggestiva di suo, si trasforma col passare delle ore: durante il giorno è popolatissima mentre, con l'arrivo delle ore più tarde, i cittadini tendono a sparire o a ritrovarsi nei locali della città. Questo gioca indubbiamente a nostro favore per svolgere affari loschi al calare dell'oscurità, senza coinvolgere il nostro fidato collega Kim Kitsuragi.



All'atto della stesura della recensione, la versione PlayStation 5 di Disco Elysium: The Final Cut è perfetta sul versante tecnico. Nelle nostre quaranta ore di gioco non abbiamo riscontrato problemi con il frame rate e con i comandi. E' ovvio che DualSense e DualShock non saranno mai precisi come un mouse, ma nulla ci farà rimpiangere quest'ultimo. Complice anche il fatto che non saranno molti i pulsanti da utilizzare. I grilletti adattivi, invece, vengono timidamente chiamati in causa per allargare o restringere lo zoom sulla mappa. Incredibile è anche il comparto sonoro apparentemente semplice, ma in grado di accompagnare perfettamente le sessioni di gioco e di rimanere nel cuore e nella testa del videogiocatore.



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Trofeisticamente parlando: poliziotto confuso



Durante la nostra esperienza con Disco Elysium: The Final Cut abbiamo ricevuto il nostro primo trofeo dopo più di dieci ore di gioco. Potrebbe essere nostro demerito o forse no, ma con queste premesse il trofeo di Platino non sembra affatto una passeggiata. Sicuramente la richiesta in termini di ore è enorme, mentre la difficoltà intrinseca non sembra molto alta ma è influenzata dalle numerose statistiche che aprono o chiudono alcune situazioni. Senza dubbio, questo è un ulteriore punto a favore della rigiocabilità, già altissima di suo. A voi l'elenco trofei.




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7 agosto 2021 alle 17:10

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