Scorn – Recensione
Dopo il successo del lancio su PC e Xbox, con ben due milioni di giocatori, e numerose nomination e premi vinti come The Game Awards e The Golden Joystick, Scorn è finalmente pronto ad essere scoperto anche su PlayStation 5. I team di Ebb Software e Kepler Interactive, basandosi sull'arte di H.R. Giger e Zdzisław Beksiński, confeziona un'avventura che porta il giocatore nei meandri più infernali di un mondo lugubre e decaduto, ma popolato dai più grandi orrori che possa mai immaginare. I deboli di stomaco e i non amanti del body horror verranno messi a dura prova dal titolo che, pur avendo una breve durata, condenserà tutto questo in un'esperienza molto fuori dagli schemi. Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate, dunque, e godetevi la nostra recensione.
Discesa all'inferno
Non avendo una reale trama o alcun tipo di narrazione da seguire, in questa sezione faremo, più che altro, un excursus sul titolo, raccontandone la storia travagliata che ha avuto. Scorn, infatti, ha avuto uno sviluppo non tra i più semplici, partendo da un annuncio nel lontano 2014 e un progetto su Kickstarter totalmente perire sotto i colpi di un'utenza quasi per nulla interessa al titolo. L'anno seguente, lo studio serbo di Ebb Software, ricevendo dei fondi privati per un progetto decise di ritornare sul titolo, dividendolo però in due parti. Nel 2018, tutto ritornerà in un unico progetto e grazie ad un nuovo Kickstarter e ai fondi di Microsoft, Scorn vide finalmente la luce nell'ottobre del 2022.
Analizzando le prime immagini e la build pre-alpha, è impossibile non notare l'estremo salto di qualità del titolo, che ad oggi, per buona pace degli altri videogiochi, conta una delle direzioni artistiche più ispirate dell'industria stessa. La complessità delle architetture, i dettagli, l'enorme qualità grafica e la fotografia, sono indubbiamente il punto di maggior pregio di Scorn.
Come dicevamo poco fa, il titolo si rifà molto ai lavori di H.R. Giger, padre di Alien e del design dello xenomorpho, maestro dello stile artistico noto come “biomeccanico”, in cui fonde l'uomo e la macchina in opere che vanno a scomodare i meandri più nascosti della psiche umana, suscitando paure recondite e sopite. Violenza visiva allo stato puro che non ha bisogno di mutilazioni per far paura e che ha ispirato negli anni tanti altri artisti e autori. Ad unirsi a Giger è impossibile non notare dei piccoli cenni a David Cronenberg e, negli spazi più desolati, alle opere oniriche di Zdzisław Beksiński.

Nei meandri del labirinto
Fin dai primi passi, Scorn sarà una gioia per gli occhi ma non mancherà di dare soddisfazioni anche alla parte giocata. Premessa: il titolo nel giocato è quanto di più simile ad un walking simulator, con enigmi ambientali e la meraviglia dell'esplorazione senza riconoscimento alcuno. Come appena detto, infatti, addentrandosi sempre più nei meandri del labirinto che si percorrerà, il giocatore sarà chiamato a risolvere degli enigmi, pena il non riuscire ad avanzare oltre nel gioco.
Ora, proprio in relazione a queste meccaniche, si mostra la prima pecca del titolo: la mancanza di informazioni su schermo e il poco interesse nell'essere friendly user. Molti degli enigmi vi lasceranno bloccati per minuti e oltre, non saprete magari cosa o dove andare prima, trovandovi molte volte anche a girare a vuoto. Sarà gratificante, certo, riuscire a trovare la soluzione, ma nel complesso, questa parte del viaggio poteva indubbiamente essere gestita meglio.
In alcune sezioni del gioco, poi, il nostro protagonista, simile allo Space Jockey di Alien, si ritroverà davanti a dei nemici e qui si evidenzierà il secondo problema di Scorn: il gunplay scarno e le fasi action che rompono il ritmo di contemplazione che si crea. In un gioco che fa dell'estetica il suo punto forte, della meraviglia del lugubre e di luoghi onirici da contemplare, c'era realmente bisogno di inserire fasi di combattimento? Assolutamente no, a maggior ragione se queste fasi sono mal sviluppate e capaci di portare il giocatore a game over senza senso e dettati da hitbox poco chiare e nemici ignobilmente resistenti.

Non è bello ciò che è bello
Sicuramente avrete già letto questa affermazione ma è sempre bene ripeterlo, specialmente con questo titolo: i punti forti di Scorn sono dettati maggiormente dalla sua componente estetica. Il gameplay si fonde perfettamente con questo estetismo così forte fino a quando si limita ad essere un walking simulator, i problemi sorgono solamente nelle fasi, cosiddette, action.
Unita all'enorme cura dei dettagli visivi, troviamo un fantastico reparto audio: è proprio per questo che le cuffie sono estremamente consigliate durante le vostre partite. I suoni prodotti dalle ambientazioni si insinueranno nella vostra testa, lasciandovi entrare totalmente nel gioco e dandovi la sensazione di essere in un organismo vivo e pronto a far di tutto per rigettarvi. Le musiche che vi accompagneranno sono solo la punta di diamante di un titolo che non ha minimamente errori nella sua direzione artistica.
Ma potevano gli sviluppatori far immergere ancora di più il giocatore in questa avventura? Con le implementazioni del feedback aptico del DualSense di PlayStation 5, Ebb Software e Kepler Interactive, ci sono riusciti. Le vibrazioni e i grilletti adattivi sono la chicca che renderà l'esperienza un must sulla console di casa Sony.

Il Platino di Scorn
Eccoci nella sezione più amata dai nostri lettori. L'elenco dei trofei di Scorn dà sicuramente onore a quello che vuole essere il titolo, ovvero un'esperienza che non deve essere ridondante e lunga più del dovuto. Tutte le coppe del titolo si sbloccheranno semplicemente giocando, con l'unica piccola pecca di dover ripetere il primo atto almeno due volte, poiché i trofei, letteralmente chiamati 1 e 2, non saranno sbloccabili nella stessa partita. Nessuna particolare attenzione, deviazione e doppi salti carpiati. Completata l'avventura il trofeo di Platino sarà vostro. DING!
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DovahSkin
Giusto che l'abbiano anche loro