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A Perfect Day – Recensione

Quante volte abbiamo riflettuto su sbagli commessi o su situazioni andate così male da farci desiderare di tornare indietro nel tempo per sapere come muoverci. Tutto va storto e ci si chiede “e se avessi fatto una scelta diversa?”, “se avessi detto quella cosa a quella persona in quel momento?”. A Perfect Day, in sintesi, parla proprio di questo. Cosa faremmo qualora ci ritrovassimo in un loop temporale di cui, però, riuscissimo a conservare la coscienza? Intraprendere più direzioni e imparare a conoscere meglio chi ci circonda è la premessa del titolo, artistico e introspettivo al tempo stesso. Una grande idea a cui però non mancano forti criticità.



Cambia il presente



Nessun mondo da salvare o invasioni aliene da fermare; A Perfect Day è una visual novel mischiata a un puzzle game che racconta la storia – o meglio, la giornata – di un bambino delle elementari alle prese con le sue turbe mentali. E' l'ultimo dell'anno del 1999, siamo in Cina; il cielo splende e la giornata a scuola finisce prima del solito. Suona la campanella e, tuttavia, rischia di sfumare l'ultima occasione di Chen Liang, il protagonista, di consegnare alla sua compagna di classe Ke Yun un bigliettino di auguri di Natale.



Ritardo dovuto all'eccessivo nervosismo provato dal ragazzino, timido e introverso, ma che ce la metterà tutta per farle capire di esserci per lei. Eppure le cose non vanno come Chen Liang sperava; nulla va come preventivato. Insieme al bambino, i giocatori conosceranno i traumi della vita vera, o almeno di quella della Cina degli anni Novanta, dovendo vedersela con violenze domestiche, genitori sull'orlo del divorzio e prigionie.



Anche se dallo spavento facile – al punto da agitarsi fino a impazzire mentre parla e pranza con suo padre – Chen Liang non demorde con la sua amica e le tenterà tutte pur di conoscere i suoi gusti, i suoi tempi e i luoghi da lei frequentata. Al limite dello stalking direste, eh beh…



Per qualche motivo sconosciuto, il protagonista riesce a resettare la giornata ogni volta. Ogni giorno è lo stesso 31 dicembre del 1999, ma Chen Liang è sempre diverso. Sfruttando quanto scoperto durante ogni ventiquattro ore, il protagonista crescerà e maturerà al punto da sopportare più stress mentale e giocherà a suo vantaggio ciò che conosce in anticipo. Anche se la sua sicurezza, a volte, lo porterà sulla cattiva strada.



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What's my destiny



Nonostante il concept sia davvero valido e le tematiche affrontate realistiche e impattanti, è tutto il contorno della produzione a non convincere appieno. Piace l'idea di dover gestire le “carte tempo”, delle azioni eseguite dal protagonista con una durata ben precisa e che, dunque, ci aiuteranno a scegliere i pezzi perfetti di una giornata perfetta. Ciò che non piace, almeno non del tutto, è il resto. I personaggi (e lo stesso Chen Liang, persino) non hanno spessore. Hanno, sì, personalità; ma in un mondo dipinto come il più crudo e realistico possibile è impensabile inserire per la gran parte dei personaggi “macchietta”.



Dà fastidio notare i personaggi gag come l'amico grasso che pensa solo alle caramelle o il nerd di turno che fa il professore, così come stride tantissimo lo stesso atteggiamento del protagonista. Arrogante e soprattutto egoista, in netto contrasto con il suo ritratto iniziale; Chen penserà solo a sé stesso servendosi degli altri, e aiuterà un amico in bisogno solo se ne potrà ricavare un'informazione per osservare Ke Yun. Non mi lamenterei se fosse a tutti gli effetti un character development. E' che A Perfect Day va fuori strada e tratta questo atteggiamento come fosse di buon cuore o di altruismo.



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Un giorno infinito



Il nome del paragrafo è una doppia allusione, sia al tema del rewind del giorno sia alla lentezza che pervade la produzione. Si può passare sopra ai primi giorni per la novità generale, ma a un certo punto saranno incredibilmente ripetitive le scelte che il giocatore è costretto a prendere. Cutscene viste e riviste, milioni di ravioli da mangiare uno a uno (inzuppandoli rigorosamente nella salsa di soia in maniera manuale). Conversazioni con poco senso a causa di una traduzione dal cinese all'inglese non proprio ottimale e snervanti – appunto – quanto le situazioni stupide richiedano un numero enorme di punti nervosismo. Il gioco costringe a un lungo e sentito backtracking solo per migliorare passo dopo passo le statistiche di Chen Liang.



Dove fa gol A Perfect Day è nell'aspetto grafico. Non eccellente né inattaccabile, ma certamente fatto con gusto e sicuramente dà un bell'impatto. Esteticamente ben curato anche nei dettagli e peculiare nella scelta dei colori; non troppo accesi né spenti, con anzi la regolazione perfetta per bilanciare la vivacità del mondo con l'effetto nostalgia, questa mista a un velo di malinconia. Lo stile artistico si fa capire meglio del gioco stesso; con ogni probabilità è l'elemento di maggior valore dell'intera produzione.



Il Platino di A Perfect Day



Dalle premesse si poteva intuire: il Platino chiede al giocatore di compiere l'impresa e creare il giorno perfetto. Per ottenere i finali migliori, al giocatore è richiesto di far conoscere l'un l'altro i personaggi, aiutarli a compiere imprese o a conoscere “i sapori della vita”, collezionare record su record in sala giochi e finalmente consegnare a Ke Yun quella benedetta cartolina di Natale.




L'articolo A Perfect Day – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

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2 febbraio 2024 alle 17:00

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