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Una recensione casereccia - Diablo III

Uno dei giochi per PC più attesi di sempre è finalmente arrivato.

Quella di Diablo è senza dubbio una saga leggendaria che ha segnato profondamente la vita videoludica di molti giocatori. Avevo soltanto 13 anni quando Diablo II irruppe prepotentemente nel mercato e ne venni in possesso tramite un amico che lo aveva acquistato e me lo prestò temporaneamente: non ci misi molto a decidere che lo avrei dovuto comprare personalmente.



Penso Diablo II sia stato il primo GDR che ho giocato, forse si potrebbe perfino dire che sia stato il primo gioco che ho esplorato con dedizione e passione, sicuramente è stato il primo che ho provato online e che mi ha fatto scoprire cosa significhi giocare con degli amici e costruirsi una piccola comunità di videogiocatori nella quale ritrovarsi anche solo per chiacchierare e cazzeggiare.



In altre parole mi ha mostrato alcuni aspetti dei videogiochi che fino ad allora mi erano sconosciuti e per questo non importa quanti difetti potesse avere, quanto fosse sbilanciato, ingiusto ed a tratti frustrante, io e sicuramente molti altri giocatori come me, ameremo Diablo II per il resto della nostra carriera videoludica.
Non ho neanche dubbi sul fatto che Diablo II sia stato il GDR hack'n'slash più venduto, apprezzato, e conosciuto sul mercato videoludico con le sue quattro milioni di copie vendute nel primo anno vita.



Non è quindi difficile capire perché Diablo III abbia generato una quantità di aspettative così enormi negli appassionati della saga. Personalmente, quando suonarono le prime note del tema musicale di Tristram durante la visione in streaming del Worldwide Invitational 2008, ho sentito l'irrefrenabile bisogno di saltellare per la mia stanza ridendo come un demente per poi rischiare di commuovermi quando ho visto il logo di Diablo III sullo schermo.



Sono passati 4 lunghi anni da quando il gioco è stato annunciato, è disponibile da circa 3 settimane ed è arrivato il momento di vedere se la Blizzard è stata in grado di consegnare ai suoi fan un prodotto in linea con ciò che si aspettavano.



Per essere chiari, nonostante la mia quasi ossessiva voglia di giocare a questo nuovo episodio della saga sapevo benissimo che non avrebbe mai potuto darmi le stesse emozioni di Diablo II. Perchè? Perchè non ho più 13 anni e perchè ormai il mondo dei videogiochi mi è molto più familiare di quanto non lo fosse all'epoca.
Allo stesso tempo però non ho lasciato che la nostalgia del passato ne offuscasse i pregi, vi dirò infatti che Diablo III è superiore a Diablo II quasi in ogni singolo aspetto.



Ci sono stati numerosi dibattiti tra giocatori e sviluppatori durante lo sviluppo del gioco ed uno di questi è dovuto al fatto che il gioco richiede una connessione costante a internet per poter funzionare.
Tutte le partite, persino quelle in cui si gioca da soli, sono ospitate su server remoti e gran parte dei livelli sono generati direttamente dal server. Questa è una questione molto spinosa rispetto alla quale resto abbastanza neutrale. Personalmente avrei comunque giocato soltanto online e se questa limitazione aumenta effettivamente la sicurezza come gli sviluppatori affermano, per me è tutto di guadagnato. Capisco però anche le ragioni dei giocatori con connessioni instabili ed inaffidabili che avrebbero voluto giocare il gioco tranquillamente offline.



L'altro grande campo di dibattito è stato senza dubbio la grafica, considerata da alcuni fan troppo luminosa, colorata ed in generale "allegra".
Non mi sono mai trovato d'accordo con queste critiche e certamente non lo sono adesso: la grafica è semplicemente bellissima e pur non avendo un livello di dettaglio mostruoso appare perfetta per il genere di gioco che è Diablo III.
Pulita? Sì. Colorata? Sì. Luminosa? Spesso.
"Allegra"? Difficile che la grafica ispiri allegria mentre stai scalando una torre con enormi demoni incatenati a delle colonne, orde di demoni scorpionoidi (sì, mi sono appena inventato questa parola!) ti inseguono in branco, demoni quadrupedi grossi come armadi si teletrasportano addosso a te e stai tentando di distruggere un enorme cuore pulsante che esploderà imbrattando la zona di sangue.



Il sistema di abilità è abbastanza originale e comodo. Non ci sono alberi in cui spendere punti specifici ma le abilità stesse si sbloccano tutte man mano che il personaggio sale di livello. Di tutte quelle sbloccate però soltanto sei attive e tre passive possono essere usate contemporaneamente: questo costringe il giocatore a scegliere con cura quali usare in modo da avere un personaggio bilanciato senza però forzarlo a cancellare il personaggio e crearne uno nuovo in caso di errore, come succedeva invece in Diablo II.



Il gameplay è 100% in stile Diablo: immediato, intuitivo e divertente.
La possibilità di utilizzare i tasti numerici per lanciare le abilità è il principale miglioramento apportato rispetto al capitolo precedente che utilizzava invece un sistema molto meno immediato.
Nonostante la modalità Normale sia estremamente semplice, da Incubo in avanti le cose cambiano, e non poco.
Il gioco inizia a diventare veramente difficile con la modalità Abisso che una volta completato ci porta nella quarta ed ultima modalità dedicata esclusivamente a personaggi di livello massimo: Inferno.
In Inferno si trovano gli oggetti più potenti, ma già nel primo atto anche i giocatori più esperti troveranno pane per i loro denti.



Anche l'itemizzazione funziona esattamente come nel capitolo precedente.
Esistono diversi tipi di oggetti: normali, magici, rari e leggendari.
Gli oggetti normali non hanno attributi.
I magici posseggono da uno a tre attributi casuali ma adatti al livello dell'oggetto.
I rari sono come i magici ma hanno da quattro a sei attributi casuali.
I leggendari hanno invece un mix di attributi statici prestabiliti e casuali.



Proprio a causa di questa natura casuale degli oggetti trovare equipaggiamento con attributi adatti al proprio personaggio può essere molto difficile. Qui entra in gioco l'asta, accessibile dal menu di gioco.
Nell'asta si possono mettere in vendita o comprare gli oggetti che vengono ritrovati nelle partite.
Ogni giocatore può mettere in vendita un massimo di dieci oggetti contemporaneamente che se non vengono venduti resteranno in vendita per due giorni.
L'asta è un'ottima aggiunta al gioco, ma sono molto deluso da come è stata implementata.
I filtri della ricerca sono pochi e fatti male, non è possibile cercare armi o armature in base a danni o valore di difesa, nè si possono ordinare le aste per tempo rimanente o per offerta corrente, e sopratutto il limite di dieci oggetti in vendita per volta è molto fastidioso.
L'asta resta comunque uno strumento molto utile ma dà l'impressione di essere incompleta o creata di fretta e furia, con una interfaccia discutibile e molte opzioni mancanti.



I mercenari si sono evoluti in seguaci, ognuno con una propria storia ed una propria personalità.
Non sono mai stato un sostenitore dei mercenari ma devo dire che questi nuovi personaggi sembrano creati con molta cura e a volte è davvero divertente sentirli discutere fra di loro o ascoltare le loro storie.
Un'evoluzione è toccata anche al Cubo di Horadrim, che è stato sostituito da un fabbro ed un gioielliere che provvederanno ad ogni nostro bisogno in termini di forgiatura e intaglio di gemme, ovviamente sotto compenso.



Un altro dettaglio molto pregevole è quello del doppiaggio.
Ogni singola conversazione presente nel gioco è infatti doppiata anche in italiano.
Ma non solo le conversazion sono dippiate, durante le nostre avventure ci capiterà di trovare dei libri o dei diari nei quali troveremo informazioni sul mondo di Diablo e sugli avvenimenti passati.
Una volta raccolto uno di questi libri setirete una voce che ve ne leggerà il contenuto, mentre voi potrete continuare a combattere o esplorare.



C'è un piccolo aspetto dal gameplay però per il quale trovo onestamente superiore Diablo II: la libertà di movimento.
Cosa intendo? Intendo che nel secondo capitolo della saga era possibile viaggiare a piacimento fra tutti i teletrasporti sbloccati e trovare le zone ed i nemici desiderati, boss compresi, in qualunque ordine si preferisse. Su Diablo III le partite sono invece interamente legate alle quest svolte durante l'atto, obbligandoci a scegliere un punto dell'avventura specifico, con missioni già svolte o da svolgere, piuttosto che permetterci di vagabondare in libertà slegati dalla storia ormai conclusa.



Un altro aspetto in cui Diablo III è carente è quello sociale.
I canali di Diablo II erano gloriosi: chat a tutto schermo con visualizzati in basso tutti i personaggi dei partecipanti alla stessa, con livello e nome specificati.
In Diablo III la chat si limita ad una piccola finestrella nell'angolo in basso a sinistra dello schermo, fredda, banale, insulsa; utile come chat in partita ma poter accedere attraverso il menu ad una interfaccia più completa sarebbe stato meglio.
Non c'è inoltre nessun tipo di supporto per clan o gilde e non si possono creare neppure canali di chat privati nei quali riunire i propri amici per farsi quattro chiacchiere.



La longevità del gioco dipende tutta da ciò che il giocatore stesso desidera fare. Se si accontenta di completare la campagna una volta con una sola classe allora il gioco può risultare molto corto: la mia prima avventura al primo livello di difficoltà è durata circa 14 ore.
Ma se si vuole portare un personaggio al massimo livello possibile, si dovrà arrivare vicini alla fine della terza modalità: Abisso.
I completisti che invece vogliono finire al gioco da cima a fondo, danno la caccia ad ogni achievement e intendono accaparrarsi il miglior equipaggiamento possibile avranno molte ore di gioco davanti.



Questo senza considerare la modalità Hardcore.
Per chi non sapesse di cosa si tratta, tale modalità si attiva quando, durante la creazione di un nuovo personaggio, si spunta la casellina "Hardcore".
I personaggi hardcore possono giocare solo con altri personaggi hardcore, possono solo usare una versione dell'asta a loro dedicata e se muoiono non sono più utilizzabili.



Tutto Diablo III, in ogni modalità, è giocabile in modo cooperativo fino ad un massimo di quattro persone.
Il sistema di drop-in/drop-out è semplicemente perfetto, chiunque può aggiungersi ad una partita non piena in qualunque momento e lasciarla con altrettanta semplicità, la forza dei nemici si adeguerà automaticamente al numero di giocatori presenti in partita.



Per quanto riguarda la trama, mamma Blizzard ha avuto un colpo di genio.
Il piano era non solo di portare avanti la storia dei precedenti capitoli, ma svelare come dietro a tutti gli avvenimenti passati ci fosse molto più di quello che ci veniva raccontato nei giochi precedenti, ribaltando completamente la visione di insieme e creando un colpo di scena di dimensioni epiche.



Peccato che in realtà il risultato sia pessimo.
Guardando la trama con un minimo di occhio critico si vedono dei buchi e dei controsensi di dimensioni epocali che non ho intenzione di elencare o triplicherei la lunghezza di questo articolo.



Mi dispiace molto di dover sottolineare questa debolezza di trama, perchè ci sono anche delle piccole, geniali, perle che si perdono in mezzo alla stupidità generale della stessa: come ad esempio il negromante che si può incontrare nel secondo atto e che ci racconta di come il suo maestro, venti anni prima, sia partito per andare combattere l'oscurità. Mi sono venuti i brividi capendo che è l'apprendista del negromante giocabile in Diablo II. O ancora verso la fine del quarto atto, quando si può incontrare il fantasma di Marius: il nome dirà qualcosa solo a coloro che hanno seguito con particolare attenzione la trama di Diablo II. Anche le pagine del diario di Lachdanan, personaggio da cui si prendevano missioni nel primo Diablo, che raccontano lo svilupparsi della pazzia in Leoric mentre vengono raccolte una dopo l'altra nella cattedrale di Tristram. Persino Asheara, in ultimo accenno solo per non continuare troppo a lungo: la incontriamo nel secondo atto ed è il capo dei Lupi di Ferro, ed è stata un'emozione riconoscerla nell'NPC che in Diablo II permetteva di reclutare i mercenari chiamati esattamente Lupi di Ferro.



Ricapitolando, Blizzard aveva la possibilità di creare un mostro ma c'è riuscita soltanto in parte.
Ha migliorato il precedente capitolo creando un gioco piacevole, impegnativo e longevo che farà divertire fan vecchi e nuovi per molto tempo. Tuttavia penso che Diablo III avrebbe potuto essere molto di più se avesse avuto una trama solida e se gli sviluppatori si fossero preoccupati maggiormente dell'aspetto sociale del gioco, fornendo canali di chat più funzionali e la possibilità di riunirsi in clan o gilde.



Voto: 8.5/10

pubblicato alle 20:32 del 03/06/2012

Condiviso da piroteca.Piace a 3 persone

 

Fortunato che riesce a giocarci, a me lagga parecchio. Ma per quel poco che ho potuto vedere non sono rimasto molto soddisfatto, se non fosse per il nome sarebbe stato tutta un'altra storia.

 

Ottima rece, sopratutto la parte che riguarda la trama e le connessioni con gli altri Diablo. Tutti si sono limitati a dire che la trama facesse cagare ma senza motivare nulla e senza coglierne realmente le problematiche. Per quanto riguarda la chat è vero rispetto a SC2 o WoW fa molta pena ma in teoria serve anche molto meno, spero che con l'implementazione del PvP gli dedichino più cura. Concordo anche con l'asta ma aggiungerei che vanifica tutti gli sforzi fatti per skillare il fabbro e il gioglielliere dato che si possono comprare gemme potenti per pochi gold, mentre in teoria dovremmo spendere milioni per creare lo stesso oggetto da soli. Per la connessione ad internet nessuno ci pensa ma è una figata pensare che il mio pg resterà sempre su i loro server e che non mi devo preoccupare dei salvataggi in caso di formattazione o altro e comunque avrà molto più senso una volta implementato il PvP. Credo che la connessione perenne sia necessaria in qualsiasi gioco dove PvE e PvP condividono stesso personaggio e item per ovvii motivi di sicurezza.