Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

hol condivide alcuni suoi interventi solo con i suoi amici. Se vuoi conoscere hol, aggiungilo agli amici adesso.

hol

ha scritto una recensione su Stick it to the Man

Cover Stick it to the Man per Wii U

Il nuovo gioco della Zoink! Games, sviluppatore indie svedese, è un puzzle platform 2d incentrato sulla stramba storia di Ray e degli abitanti della sua città.

Quando ho visto il trailer di Stick It to The Man per Wii U, durante le mie solite scorribande per la rete in cerca di novità, sono rimasto folgorato dal design e dal profondo carico di grottesco che fuoriusciva da ogni fotogramma.

Il protagonista è un tranquillo collaudatore di caschi antinfortunistici che, durante un normale giorno di lavoro, a causa di uno sbadato collega riceve una botta in testa.
Qualche ora dopo l’incidente, risvegliatosi in ospedale, scopre di avere un tentacolo rosa che gli esce dal cranio e che strani uomini, dalle sembianze piuttosto neanderthaliane, sono interessati a lui e al suo particolare nuovo look.

Decide così di scappare e raggiungere la sua fidanzata a casa, ma la fuga sarà tutt’altro che facile perché la città è un enorme sanatorio pieno zeppo di personaggi pazzi con insoliti problemi al limite del morboso.
Man mano che il giocatore supera i livelli, durante i quali vengono alla luce i retroscena sulla vita di Ray e sugli eventi che hanno portato all’incidente iniziale, facciamo la conoscenza del datore di lavoro dei gorilloni: il Capo (The Man), malvagia e stilosa silhouette, fumatore incallito, costantemente al lavoro per distruggere il mondo e ossessionato da quello che Ray si porta in testa.

LA POTENZA DELLO STICK

Ma cos’ha di così importante quel tentacolo rosa, oltre che donare un tocco fashion al suo portatore?
Ebbene, Ray scoprirà che le menti delle persone che lo circondano ora sono molto facili da leggere e che ogni loro desiderio può tramutarsi in un adesivo da utilizzare per sbloccare porte, risolvere indovinelli ed esaudire desideri.

Con il concetto di stick adesivo torniamo al titolo del gioco. Il mondo di Ray è un intero tabellone coloratissimo e un po’ cupo, pieno zeppo di graffette che permettono al nostro di muoversi agilmente tra le piattaforme. E gli adesivi sono il fulcro del gioco.
Il gameplay si alterna tra fasi di platform puro e fasi di puzzle ambientale.

Muovendosi grazie al potere del tentacolo, durante la sua fuga verso casa per dieci livelli sempre diversi tra di loro, s’imbatte in numerosi personaggi secondari, tutti splendidamente caratterizzati, che rendono l’esperienza un vero divertimento.

Perché la storia di Ray, che i ragazzi di Zoink! fortunatamente non hanno paura di approfondire, non è certamente la più incredibile che il giocatore incontra: ciascuno dei personaggi secondari, siano essi umani, animali, zombie o robot, è fuori come un balcone. Tutti nascondono una vena di follia che tentano, chi più e chi meno, di tenere celata al resto della popolazione, ma non a Ray e al suo fantastico tentacolo rosa.

Entriamo così in contatto con una splendida tassidermista morbosamente attratta dagli animali morti, uno psichiatra senza scrupoli, una tartaruga abbandonata il cui unico desiderio è poter seguire in TV qualche serie strappalacrime, un poliziotto innamorato del suo elicottero e del suo pesce rosso. E mi fermo qui, perché l’elenco dei personaggi degni di nota è sterminato a testimonianza del meraviglioso lavoro operato da Zoink! in fase di scrittura. Mai un elemento superfluo o noioso, mai un dialogo o pensiero giù di tono.

STICK IT TO THE MAN È LA FIERA DEL GROTTESCO

Gli sceneggiatori si sono divertiti a creare un mondo strano ma perfettamente credibile e concreto.
Si sono serviti della tecnologia e dell’interattività del videogioco per raccontare una storia che è in grado di far rimanere il giocatore incollato alla TV per tutta la durata dell’avventura. Sono tanti i richiami alla cinematografia, alla cultura popolare, e al fumetto. E’ quasi impossibile non sentire echi della poetica dei fratelli Coen e di Tim Burton.

A supporto dell’ottima storia e dei dialoghi brillanti abbiamo una grafica eccezionale che non smette mai di stupire per il design particolare, vistoso, spiazzante, ma profondamente omogeneo. Il character design è di altissimo livello, così come l’animazione delle particolari figure 2d. Molti elementi ricordano i lavori del grande Harvey Kurtzman e il suo MAD Magazine e di Ralph Bakshi.

Come ciliegina sulla torta viene la colonna sonora. La canzone scelta per il menù e i titoli di coda è Just Dropped In (To See What Condition My Condition Was In) incisa da Kenny Rogers, che parla di LSD ed che è nota al grande pubblico per il suo utilizzo nella mitica scena del trip de Il Grande Lebowski. Mentre la musica di accompagnamento di tutti i livelli e cut scenes è su un registro jazz con pezzi eseguiti specificatamente per il gioco.

Il comparto tecnico è ben curato ma non brilla al pari di tutti gli altri fattori. I controlli sono comodi ma a volte non accurati, il menù di gioco è ridotto all’osso e purtroppo non sono presenti servizi dedicati al Miiverse.

Il gamepad è, come al solito, il fattore che modifica il gameplay del titolo.
A prescindere dall’OFF TV, servizio che per me è sufficiente per rendere questa versione la più interessante, il gamepad può essere utilizzato per leggere le menti dei personaggi.
Basta alzare il pad e puntarlo verso la TV per passare dalla mappa di gioco a un universo fluttuante che mostra solamente i cervelli dei personaggi presenti nell’area.
L’audio del gamepad, inoltre, è l’unico strumento che ci permette di ascoltare i loro pensieri, sebbene la traduzione del dialogo continui a comparire nei sottotitoli in TV.

Ma la cosa si ferma qui e, purtroppo, sento che avrebbero potuto fare di più: il fatto di avere un intero mondo di gioco che si presenta come una sovrapposizione di adesivi lasciava una miriade di possibilità di utilizzo del nostro amato touch screen.

Veniamo al punto cruciale: consiglierei questo gioco?
Beh, diamine, sì! È un gioco da non lasciarsi sfuggire: fresco, vario, colorato, intrigante, tragicamente allegro. L’unico neo è la durata, breve nelle sue 4 ore abbondanti, ma nella norma se paragonato a titoli simili (Limbo, per scomodare un gigante).
La selezione dei capitoli e la possibilità di rigiocarli per risolvere tutti quei puzzle ambientali che sono stati lasciati indietro, accresce la longevità del titolo e garantisce almeno un secondo giro di danze.

Consiglierei la versione Wii U? Certamente sì!

Il lavoro svolto dal team per portare il gioco sull’ammiraglia Nintendo è stato sicuramente accurato e interessato e probabilmente ci troviamo di fronte alla versione migliore presente sul mercato delle console. Wii U si dimostra ancora una volta una splendida console in grado di ospitare l’universo indie e di garantire a tutti gli sviluppatori visibilità (e-shop e Miiverse) e potenzialità impossibili da sfruttare sulle altre console che se utilizzate a dovere possono migliorare enormemente l’esperienza.
Se aggiungiamo il fatto che si trova a un prezzo decisamente allettante, Stick It to The Man è un gioco da non lasciarsi sfuggire. Abbiamo stuzzicato il vostro interesse? Non perdete il podcast dedicato al gioco!