The Inherent Stupidity of All Content
Dragon Age: The Veilguard e il problema del contenuto. Un piccolo reminder di quanto potrebbe essere dannoso ridurre tutto ad una questione di "oggettività".
Nel suo saggio Weird Realism: Lovecraft And Philosophy, il filosofo Graham Harman si approccia al problema della fenomenologia all'interno delle opere di Lovecraft. Nonostante la tematica specifica e particolare, uno dei capitoli si è rivelato fecondo di spunti anche per noi poveri giocatori del 2025.
Il capitolo, intitolato The Inherent Stupidity of All Content, ha a che fare con il contenuto letterale di un'opera d'arte e con l'arte diabolica della parafrasi.
Cos'è la parafrasi? Se siete andati a scuola, prima o poi, avrete fatto la parafrasi di un testo letterario. Si tratta, per così dire, di una traduzione, o meglio ancora, di una traslitterazione. Si riproduce un'opera cercando di capirne il senso letterale, eliminando tutto ciò che la rende poetica. L'utilità della parafrasi nel lavoro della critica letteraria è spesso messa in discussione, poiché - è chiaro - non è possibile 1) stabilire l'efficacia di un'opera riducendola al mero contenuto oggettivo 2) stabilire l'efficacia di un'opera privandola di tutto ciò che non è letterale.
Così Harman nel suo libro:
Graham Harman, Weird Realism: Lovecraft And Philosophy, Zero Books 2012, pp. 8- 9Any literature, even the greatest, is easily belittled by such a method. The mere fact that a work of art can be literalized in this manner is no evidence against its quality. Wilson gets away with it in Lovecraft's case only due to the continuing low social status of science fiction and horror compared with mainstream naturalistic fiction; by contrast, no critic would be allowed to offer such rude handling to Mellville or Dante.
Harman si scaglia contro la tentazione della parafrasi, capace di trivializzare qualsiasi opera dell'ingegno, persino le più importanti. L'opera d'arte, chiarisce più avanti nel libro, è in parte libera dal suo contesto in quanto oggetto in sé. L'opera d'arte, insomma, fa parte della realtà tanto quanto noi, e in quanto tale ci è richiesta un'attenta analisi per cercare di capirla, anche se poi questo tentativo è probabilmente destinato ad andare a vuoto:
Graham Harman, Weird Realism: Lovecraft And Philosophy, Zero Books 2012, pp. 13 - 14There is no reason to think that any philosophical statement has an inherently closer relationship with reality than its opposite, since reality is not made of statements. Just as Aristotle defined substance as that which can support opposite qualities at different times, there is a sense in which reality can support different truths at different times. That is to say, an absolutism of reality may be coupled with a relativism of truth [...] And content is stupid because reality itself is not a content.
Ridurre un'opera al suo contenuto, per Graham, è stupido. La realtà non si può ridurre alla sua letteralità.
Eppure, mi sembra, noi videogiocatori con i contenuti e con i loro "creatori" abbiamo davvero tanto a che fare. Me ne sono accorto giocando a Dragon Age: The Veilguard e ripensando ai tantissimi video di critica sparsi su internet. Molti di essi erano nient'altro che parafrasi letterali del gioco. Taash che afferma di essere non binaria; Lucanis alle prese con i suoi problemi interiori; Bellara che si comporta in modo strano; eccetera.
Ciascuna di queste parafrasi valeva come contenuto a sé, ma priva del contesto dell'opera; e priva anche del contesto storico in cui il gioco è stato sviluppato. Il contenuto si espande nei commenti, la letteralità prende il sopravvento sulla realtà in sé, quella che richiederebbe ore e ore di discussione per essere a malapena scalfita.
In breve, il contenuto - parafrasi di Dragon Age: The Veilguard ha preso il sopravvento sull'opera in sé ed è stato spacciato per critica. Una sorte toccata tristemente anche ad altri prodotti come Concord o Avowed.
Analizzare un'opera - anche una brutta opera - con cognizione di causa significa analizzare la realtà, e la realtà non si presta ad essere parafrasata. Magari un giorno qualcuno scriverà un libro e lo chiamerà: The Inherent Stupidity of All Content Creators.

DovahGhost
Che poi alla scena "I am non binary " di Taash ci risi pure io ai tempi, invece, se contestualizzata, ha pure senso averla fatta in quel modo
Trobar clus
Sinceramente Taash è uno dei personaggi scritti meglio nel gioco.
Questo gioco, però, ha purtroppo dei problemi proprio con il contesto. È l'ambientazione ad essere stata appianata in modo da eliminare tutti i contrasti politici e sociali del mondo di Dragon Age. I personaggi in sé sono anche piacevoli, ma in un mondo che sembra vuoto come quello di The Veilguard la loro efficacia viene meno.
È un peccato che momenti molto belli a livello di regia come spoiler l'assedio di Weisshaupt siano rovinati dalla mancanza di senso dietro un evento del genere
Trobar clus
Ho modificato il commento come al solito per aggiungere un pensiero che mi è venuto dopo ma che ho già espresso altrove