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We Happy Few – Anteprima

Cupo e affetto da una distopia ridondante, We Happy Few è un survival in prima persona molto particolare. La storia sembra una caricatura al contrario del romanzo The Giver, di Lois Lowry. L'ambientazione, invece, appare come una versione retrò di quella descritta in 1984 di Orwell. Insomma, che siano espliciti, velati o derivativi, non mancano una serie di riferimenti ed influenze letterarie nel titolo, per una direzione artistica che al, al momento, appare solida.  Ambientato nel 1964  in quel di Wellington Wells, classico sobborgo inglese avvolto da nebbia, grigiore e sovrastato da nuvole gonfie di pioggia, il We Happy Few narra, con fare altalenante tra il grottesco ed il distopico, di una comunità isolata da resto del Paese e costretta ad assumere quotidianamente un potente allucinogeno denominato, guarda caso, Joy. L'effetto di tale farmaco sulla mente delle persone è quello di fornire ai loro occhi una visione antitetica della realtà, rendendo colorato e meraviglioso tutto ciò che in realtà è catastrofico e disperatamente opprimente. Un paradiso artificiale di derivazione chimica che affonda le sue radici nell'inferno sulla terra. In altre parole l'incipit narrativo è davvero affascinante.



CONFUSO E FELICE
Arthur Hastings, protagonista del gioco, è un elemento fondamentale per la piccola comunità di Wellington Wells, addetto ad un macchinario per la censura della Stampa e più volte premiato con l'onorificenza di miglior impiegato del mese. La mente di Arthur, come quella del resto dei cittadini, è offuscata dagli effetti antidepressivi e allucinogeni di Joy, al punto che a malapena ricorda di suo fratello Percival, mentre la vita gli scorre piatta e sempre uguale sotto il naso, fino al momento in cui deciderà di smettere di assumere il farmaco. Da quel momento, la coloratissima coltre fumogena si dipanerà e Arthur inizierà a vedere la realtà per quello che è. Il primo problema che dovrà affrontare sarà l'accusa di essere un Downer, una persona che non sorride (venendo meno ad un preciso obbligo dei cittadini), ritrovandosi inseguito, catturato e percosso da due poliziotti per poi risvegliarsi in un sotterraneo buio e umido. Da qui la necessità di fuggire dal sotterraneo, saggiando quindi il buon sistema di controllo e combattimento. Non ci saranno armi da fuoco in We Happy Few e tutto, quindi, sarà demandato ai pugni di Arthur o ad armi di fortuna come mazze, bottiglie, sassi e quant'altro di reperibile lungo il nostro cammino. Al di la della polizia, ogni abitante della cittadina sarà un potenziale nemico intenzionato a sbarrarci la strada, pertanto bisognerà fare molta attenzione, cercando di passare sempre inosservati. In We Happy Few, gli scontri nella versione alpha testata, soffrono di un livello di difficoltà mal bilanciato e tutto a favore dell'IA nemica, quasi fosse un invito collaterale ad evitare un approccio diretto e cercando, quindi, delle soluzioni più stealth come scivolare alle spalle di un cittadino e farlo fuori silenziosamente. Purtroppo, anche questa soluzione ha con se dei limiti dettati dalle strabilianti performance dell'intelligenza artificiale. Sarà pressoché impossibile eliminare chicchessia senza che qualcuno se ne accorga aizzandoci contro una manciata di cittadini e poliziotti furastici.



Ogni abitante della cittadina sarà un potenziale nemico intenzionato a sbarrarci la strada
Tuttavia, trattandosi di un Alpha Demo, siamo convinti che gli sviluppatori avranno modo di risolvere le problematiche legate alla difficoltà degli scontri, abbassandone l'asticella e bilanciando le dinamiche in modo da rendere i combattimenti più godibili. Un'elemento di gioco che invece ci ha incuriosito è quello legato alla necessità, in determinati frangenti, di assumere delle pillole di Joy per riuscire ad eludere i Downer Detector situati in prossimità dei check point o per passare inosservati alla popolazione che, diversamente, si scaglierebbe senza pensarci troppo contro di noi. La trovata, davvero ben accetta, oltre a permetterci di passare illesi alcune sezioni, mette in evidenza una sorta di derivata onirica che, complice la visuale in soggettiva, è tale da farci passare dal peggiore degli incubi al migliore dei sogni. Sul fronte meramente tecnico. We Happy Few soffre, e tanto, l'acerbezza dell'attuale stato dei lavori. Alla direzione artistica azzeccatissima e alle atmosfere coerentemente cupe si contrappone un mondo di gioco carente in termini poligonali e affetto da una serie di glitch grafici piuttosto evidenti che raggiungono il loro apice nelle costanti compenetrazioni poligonali ed in texture caricate con un ritardo evidentissimo. Certo, nulla che non si possa sistemare da qui all'uscita (prevista nel corso del prossimo anno), ma elemento che evidenzia dei limiti oggettivi sui quali gli sviluppatori dovranno profondere attenzione ed energie. We Happy Few è un titolo promettente, forte di contaminazioni artistiche e letterarie diverse e contrastanti, cadenzato da meccaniche genuinamente classiche ma con ancora molto lavoro da fare. La demo testata ci ha permesso di farci un'idea di massima positiva, nonostante le forti riserve legate alle problematiche tecniche. Vedremo, nel corso del suo sviluppo, come procederà lo stato di avanzamento lavori e se questo We Happy Few riuscirà a confermare quanto di positivo ha messo in evidenza.



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11 agosto 2016 alle 17:01