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Titanfall 2 è vittima di una gara di virilità - editoriale

Quando Jason West e Vince Zampella, ex capi di Infinity Ward e creatori del franchise Call of Duty, lasciarono (con grandi polemiche e accuse reciproche) la grande famiglia di Activision nel 2010, portarono con loro gran parte dello staff che fino a quel momento aveva lavorato alla serie e fondarono un nuovo studio grazie al lauto finanziamento di Electronic Arts. Respawn Entertainment nacque sotto i migliori auspici, forte di un team che nel 2002, con Medal of Honor: Allied Assault, aveva di fatto inventato gli FPS militari moderni.



Da quel momento il duo West/Zampella guidò una squadra capace di rinnovare il genere per cinque anni di seguito, arrivando addirittura a reinventarlo con Call of Duty 4: Modern Warfare. Era il 2007 e pochi team creativi nel mondo dei videogiochi possono vantare una tale striscia di successi, di pubblico e critica. L'arrivo in EA suonò come un bruciante guanto di sfida lanciato in faccia ad Activision (la quale rispose qualche giorno dopo annunciando un accordo di esclusiva decennale con Bungie) e le aspettative per il nuovo gioco furono subito altissime.



Pochi giorni fa la seconda fatica firmata Respawn Entertainment è uscita nei negozi. Alcune stime dicono che stia vendendo quattro volte meno del precedente capitolo, nonostante sia un titolo multi-piattaforma che può godere di una base di console installate molto più ampia rispetto al periodo del primo Titanfall (che a sua volta venne eclissato da Destiny della Bungie). Una performance iniziale deludente, quindi, soprattutto per uno studio con un curriculum così prestigioso. Mentre il primo capitolo riuscì in un certo modo a salvarsi nelle settimane successive al lancio, Titanfall 2 sembra faticare molto di più ad imporsi all'attenzione del pubblico. Siamo quindi di fronte al primo, vero fallimento della coppia West e Zampella?

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6 novembre 2016 alle 12:40