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Prey - recensione

"I publisher non invieranno alcuna copia review prima dell'arrivo sul mercato del gioco". Sentire una frase del genere fa immediatamente scattare un campanello d'allarme nella mente della stampa e anche dei giocatori più attenti a questi dettagli. D'altronde si sa: non avere alcuna recensione prima o contemporaneamente all'uscita è spesso sinonimo di qualche magagna più o meno evidente, o di un prodotto finale che non riesce a rispettare le aspettative spesso gonfiate da trailer e demo creati ad hoc.



Quando Bethesda decise di adottare questo tipo di approccio con la stampa specializzata non sono mancate le polemiche e una, sotto molti aspetti sacrosanta, cautela verso le nuove uscite. L'ottimo Doom ha dimostrato che questo discorso non sembra applicabile alla compagnia americana e Dishonored 2 si è presentato come un credibile pretendente al game of the year nonostante il lancio problematico della versione PC. Ma al di là delle preoccupazioni relative alla qualità, questo tipo di approccio pone la critica di fronte a un dilemma non da poco: recensire il prodotto più velocemente possibile in favore di visite migliori o sacrificare almeno in parte la tempestività per provare a fondo ogni elemento di un titolo?



Secondo il cofondatore di Arkane, Raphael Colantonio, Prey può essere completato in un tempo che varia tra le 16 e le 24 ore in base allo stile di gioco adottato. Noi di Eurogamer.it abbiamo speso quasi 30 ore all'interno dei corridoi della stazione spaziale di Talos-1, letteralmente rapiti dai suoi misteri, dalle storie più insignificanti nascoste dietro al freddo schermo di un terminale, da ogni più piccolo rimasuglio di vita che urlando e scalciando cerca di sopravvivere schiacciato dalla tecnologia e dalla maniacale voglia di progresso.

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10 maggio 2017 alle 13:10