Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Ruiner - recensione

Quando un gioco viene forgiato nella fucina di Devolver Digital ci sono ottime possibilità che si tratti di un titolo dall'alto tasso di violenza, in cui volano centinaia di schiaffi/proiettili e il sangue scorre come un fiume in piena. Ruiner, un progetto che gli amanti del cyberpunk e dell'azione al fulmicotone stavano tenendo d'occhio da parecchio tempo, non fa certo eccezione e anzi rincara la dose proiettando il giocatore in un mondo decaduto, in cui la carne è contaminata dal silicio e dove la maggior parte dei concetti vengono esplicati attraverso l'uso di armi di grosso calibro.



Proprio come una rissa tra ubriachi, non ci sono grossi preamboli e non appena premuto il pulsante New Game veniamo subito proiettati in mezzo all'azione. Il nostro alter ego non ha memoria del suo passato e il suo volto è coperto da una maschera su cui si avvicendano scritte e immagini proprio come sullo schermo impazzito di un computer. Il nostro incedere è intervallato da messaggi subliminali che ci folgorano repentinamente la retina imponendoci un solo obiettivo: KILL THE BOSS.



Superata la fase iniziale, che funge essenzialmente da tutorial, riusciamo a fuggire per il rotto della cuffia dalla struttura in cui siamo intrappolati e raggiungere la decadente città di Rengkok. Questa è un contorto groviglio di edifici luridi e decadenti abitato da persone che si sono lasciate alle spalle la propria umanità in favore di innesti cybernetici più o meno vistosi. Lei, la ragazza che ci ha aiutato a scappare e la cui voce continua a rimbombarci nella testa, ci informa che l'Organizzazione ha in pugno nostro fratello e che dobbiamo muoverci se vogliamo avere qualche chance di salvarlo.

Continua la lettura su www.eurogamer.it

26 settembre 2017 alle 15:10