Life is Strange: Before the Storm - recensione
Con il terzo episodio, "L'inferno è vuoto", si chiude la stagione di Before the Storm, il prequel di Life is Strange dove i poteri temporali di Maxine Caulfield vengono sostituiti dal linguaggio scurrile e dal temperamento adolescenziale della sua amica, Chloe Price. Cambio di timone (Deck Nine sostituisce Dontnod) e di sceneggiatura (Zak Garriss nelle veci di Christian Divine e Jean-Luc Cano). Una regia simile, eppure differente, con risultati tangibili a livello di personaggi, di situazioni e di impatto narrativo. Ve lo diciamo subito: Before the Storm lascia un po' di amaro in bocca.
I migliori momenti narrativi vengono, infatti, sbiaditi da un ritmo che, salvo qualche eccezione, è spesso sfalsato. C'è la costante impressione che le sessioni più morbide, che avrebbero dovuto rappresentare soltanto un'interruzione dal vero pathos della storia, vengano allungate più del necessario; altre, che invece avrebbero dovuto avere più spazio, restano segregate e, come arrivano, sfuggono via prima ancora di aver lasciato una traccia emotiva.
Mentre in giochi di questo tipo il crescendo della narrazione emerge potentemente negli atti finali, sia nel secondo sia nel terzo episodio, invece, si può percepire un calo dell'intensità della storia. Altrettanto vale per la meccanica di "botta e risposta" che nel gioco corrisponde al "super potere" di Chloe Price: se in "Svegliati" (il primo episodio) l'abbiamo usata non meno di due volte, sia in "Il mondo nuovo" sia in "L'inferno è vuoto" sembra quasi che gli sviluppatori abbiano dovuto inserirla all'ultimo perché se ne erano dimenticati. Una meccanica che, insomma, non dà nulla in più rispetto a uno tradizionale svolgimento della narrazione.
