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"Detroit: Become Human non vuole proporre risposte. È più importante porre domande e far riflettere il giocatore"

I giochi prettamente narrativi come i lavori di Quantic Dream possono proporsi come un efficace veicolo per la diffusione di valori e opinioni su tematiche più o meno delicate. David Cage e Quantic Dream non vogliono però imporre una propria opinione o indirizzare i giocatori verso un giusto o un sbagliato: Detroit: Become Human si pone un obiettivo diverso.



"Non voglio che il gioco abbia qualcosa da dire perché non mi vedo nei panni di qualcuno che diffonde un messaggio verso le persone ma sono sicuramente interessato dalla possibilità di porre delle domande al giocatore. Domande che siano significative e che tocchino il giocatore in quanto persona e cittadino", aveva affermato David Cage in un'intervista dell'E3. Il lead writer di Detroit: Become Human, Adam Williams ha ampliato ulteriormente il discorso in un'intervista pubblicata da GameReactor.



"In realtà non abbiamo un messaggio per il giocatore per quanto riguarda l'aspetto degli androidi o sul fatto che possano essere pericolosi. Il nostro obiettivo è introdurre domande e dilemmi interessanti all'utente e permettergli di formare un'opinione personale. Penso che queste tecnologie daranno l'impressione di essere fantascienza fino a quando improvvisamente diventeranno realtà. Penso che saremo presi di sorpresa e la domanda più pertinente diventerà: saremo in grado di controllarla? Il libro "La Singolarità è Vicina" è stato ovviamente un'ispirazione per noi. Ci sono molte opinioni sulla questione ma quasi tutte sono d'accordo su un fatto: per quanto riguarda la vera intelligenza artificiale, per l'umanità sarà una trasformazione più grande di internet e dell'auto.

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4 dicembre 2017 alle 11:10

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