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Inside (Switch) - recensione

Accettare di immergersi nuovamente negli orrori di Inside, significa riabbracciare l'indefinito, l'imperscrutabile, quel senso di desolazione annichilente che la tragica avventura del giovane protagonista del gioco sapeva trasmettere sin dalla prima schermata.



Significa, tra le molte altre cose, addentrarsi in un titolo estremamente maturo, dal gameplay raffinato, che a distanza di due anni dalla sua release originaria non sembra invecchiato di un giorno, grazie anche ad un art design ispiratissimo, che ben figura tanto sul display di Nintendo Switch, quanto sul televisore di casa, passando, senza soluzione di continuità ed in base alle proprie necessità, da una modalità di fruizione all'altra.



Esattamente come con Limbo, anch'esso riadattato per la console nipponica e pubblicato sull'e-Shop proprio in questi giorni, Playdead dà dimostrazione di essere un team che certamente centellina le produzioni, ma che sa esattamente cosa serva ad un titolo per diventare un classico, un capolavoro senza tempo generoso di suggestioni e perfettamente in grado di fare tendenza.

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15 luglio 2018 alle 12:40