Dead Cells - recensione
Se c'è un aspetto su cui gli appassionati di videogiochi amano disquisire sono i generi, quanti ne esistano e quali siano i preferiti. Raramente però si dice quanto ormai sia complicato definire delle tracce ben definite entro cui muoversi. Questo perché il videogame vede ibridazioni sempre più complesse e raffinate, e gli sviluppatori miscelano meccaniche preesistenti a quelle inedite, cercando l'equilibrio tra decine di elementi diversi.
Se vi state chiedendo il motivo di questo preambolo, è presto detto. Oggi infatti parliamo di Dead Cells, all'apparenza un progetto indipendente che punta come tanti suoi simili alla gloria, ma che all'atto pratico promette molto di più. Il titolo dei ragazzi di Motion Twin viene infatti definito dai suoi stessi creatori un "roguevania", ossia un mix di elementi da metroidvania e roguelite.
Per chi non masticasse 'videogiochese', facciamo chiarezza: i metroidvania nascono appunto dalla serie Nintendo dei Metroid, avventure in 2D basate sull'esplorazione di enormi mappe con bivi spesso inaccessibili. Per sbloccare una nuova via servono infatti abilità ottenibili più avanti nell'avventura, comportando un successivo backtracking per aprire nuove strade e continuare la campagna. Il genere dei roguelite è invece più complesso, dato che pone le sue basi su mappe procedurali rigenerate partita dopo partita. L'obiettivo finale resta sempre lo stesso ma a cambiare è il percorso, con stanze e nemici riposizionati ogni volta in cui si viene sconfitti.
