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No Man's Sky NEXT e l'indefinibilità dell'opera d'arte videoludica - editoriale

La Gioconda, il Ratto di Proserpina, la Piramide di Cheope. Opere d'arte conosciute in tutto il mondo, giustamente apprezzate ed acclamate da chiunque, accomunate da una fondamentale caratteristica connaturata alla loro intrinseca natura di manufatti estetici: la sostanziale, profonda ed inalienabile immutabilità dell'oggetto fisico che li rappresenta, sia questo una tela "imbrattata" da colori ad olio, o un blocco di marmo a cui è stata data una forma specifica. Ai tempi dei DLC, degli aggiornamenti software e dei season pass non è così se si parla di videogiochi.



Piuttosto che al cinema, sarebbe più corretto e significativo paragonare i videogiochi al teatro. Non tanto perché ogni messa in scena, ogni partita, similmente ad un qualsiasi spettacolo dal vivo, è unica, irripetibile, differente dalla precedente. La similitudine riguarda,semmai, la mutabilità, l'instabilità dell'immanenza, "dell'involucro" che contiene entrambi i medium, costantemente soggetti, con crescente frequenza in tempi recenti, a pesanti aggiornamenti, upgrade, modifiche.



Il teatro contemporaneo è pieno di esempi simili, spettacoli che solo nell'incontro con il pubblico hanno raggiunto una forma (parzialmente) definitiva, frutto di un lavoro di preparazione volutamente incompleto ed incompiuto. Il Living Teather, solo per citare la compagnia teatrale più nota in questo senso, soprattutto nell'ultima fase dalla sua esistenza, quella più sperimentale ed "estrema", ha concepito diverse rappresentazioni, la più famosa delle quali è Paradise Now del 1968, solo in funzione della diretta partecipazione del pubblico, caratteristica, feature verrebbe da dire, che di fatto rendeva ogni messa in scena sì condotta e diretta verso punti di passaggio inamovibili (li si potrebbe chiamare checkpoint), ma suscettibile, per l'appunto, a continue mutazioni, variazioni, omissioni, aggiunte.

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1 settembre 2018 alle 10:40