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Dark Souls Remastered - recensione

Sembra incredibile star parlando ancora oggi di Dark Souls a sette anni dalla sua prima uscita. A differenza di altri giochi, che si rifanno vivi dopo ancor più tempo, sembra infatti di non aver mai smesso di parlarne per via del grande successo ottenuto, soprattutto per la sua viralità nella community e nei canali video a cui tutti oggi siamo abituati. Tra analisi di storia e personaggi, playthrough, speedrun e leggende confermate e sfatate negli angoli più remoti dei subreddit, il mito oscuro generato da Hidetaka Miyazaki non è mai svanito.



Quello della prima opera più di tutti, anche dei suoi successori. Pur essendo il miglior capitolo, sembra incredibile anche perché siamo giunti ad un'altra versione rimasterizzata, la seconda dell'anno, dopo quella su PlayStation 4, Xbox One e PC. Dark Souls arriva adesso su Switch, e neanche i fan della grande N sono più al riparo da quell'inesorabile "You Died".



Sarebbe sempre l'occasione giusta per ricordare a tutti il grande valore che questo gioco ha apportato a tutto il panorama moderno dei videogiochi. Un vero e proprio spartiacque che ha messo fine al filone dei giochi dove l'utente era preso per mano e accompagnato in serenità verso la conclusione, e ha aperto quello che appartiene di diritto al sottogenere dei Souls-like, ora trasversalmente saturo di giochi in cui il game over brutale viene utilizzato come meccanica per costringere l'utente a imparare a giocare meglio.

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18 ottobre 2018 alle 16:10