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PlayerUnknown's Battlegrounds – Recensione

L'intero panorama videoludico negli ultimi anni, non è un segreto, è stato enormemente influenzato dal genere Battle Royale. Basti pensare all'immenso fenomeno mediatico che è Fortnite, il quale è riuscito e riesce tuttora a contagiare il pubblico più casual e trascinare tante altre compagnie a creare le proprie versioni della battaglia reale, tra cui la rivoluzionaria modalità Blackout in Call of Duty: Black Ops 4 e la modalità Firestorm presto in arrivo in Battlefield V, nomi di un certo spessore che non hanno saputo resistere al trend del momento. Ma il fenomeno non è partito dal successo di Epic Games, che anzi è stata ispirata dal titolo di cui vi parliamo oggi, PlayerUnknown's Battlegrounds, capostipite del genere Battle Royale. Non proprio il primo titolo a sfruttarne l'idea, ma di sicuro quello che più ha saputo giostrarla al suo tempo.



Scaduta l'esclusività di appartenenza a Microsoft, PlayerUnknown's Battlegrounds (da qui PUBG) è infine approdato su PlayStation 4, dando la possibilità agli utenti di Sony di stabilire un confronto appropriato tra tutti i giochi del genere presenti sul mercato (che valga la pena conoscere). Scopriamo insieme come si comporta PUBG su PlayStation 4.



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Last man standing



Appena avviato, PUBG ci propone di creare il nostro avatar fornendoci una buona varietà di volti, capelli e abiti, dopodiché ci catapulterà nel menù principale, in cui potremo scegliere fin da subito di partecipare a una partita online, il cui scopo sarà metterci alla ricerca di un equipaggiamento adatto ad affrontare gli altri novantanove giocatori sul campo e sopravvivergli fino a essere l'ultimo rimasto, dando la giusta attenzione alla barriera blu e alla zona rossa. La barriera blu restringerà sempre più la mappa con il passare del tempo, mentre la zona rossa è un'area in costante bombardamento da cui è meglio stare lontani.



Il gioco lascia che sia il giocatore a scegliere l'approccio preferito, a cominciare dall'ansiosa scelta del dove paracadutarsi fino a decidere se gettarsi nella mischia per uccidere gli altri giocatori o starsene in disparte nascondendosi ed eventualmente camperare a più non posso, scelta poco eroica che potrebbe tuttavia decidere le sorti del proprio avatar. Nonostante il mondo intero si sia già particolarmente ambientato con il genere Battle Royale, è bene prima prendere confidenza con le meccaniche e i comandi del gioco partecipando a una partita di allenamento. Questa è strutturata in modo tale da garantirci completa immunità, mettendoci davanti numerose armi tutte da provare, senza tuttavia spiegare come muovere i primi passi né come funzionano le meccaniche di gioco. Questa è una conoscenza riservata a chi matura esperienza.



Come ogni battle royale che si rispetti, PUBG propone quattro modalità di gioco (ma solo al momento della stesura di questa recensione, perché gli sviluppatori ne hanno promesse di nuove): la classica partita in singolo, in coppia fino a due giocatori, in squadra fino a quattro e, dedicata ai professionisti, da solo contro squadre da quattro. Il gioco, per aggiungere un pizzico di varietà in più rispetto ai suoi rivali, mette a disposizione ben quattro mappe giocabili tutte diverse tra loro, scelta non da sottovalutare che renderà il gioco una continua scoperta.



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Per un pugno di pallottole



Una volta paracadutati a terra ci si rende conto di quanto PUBG sia estremamente diverso rispetto alla concorrenza. E' palese come il target del titolo non siano i giocatori occasionali, bensì gli hardcore gamer, i professionisti. Le partite, che durano all'incirca trenta minuti, sono lente in quanto condizionate dalle dimensioni spropositate delle mappe (che non sempre è un pregio, ma ci arriveremo dopo) ma al contempo realistiche, grazie alla gestione del time to kill, questa volta proposto in maniera più simile al reale che ci garantirà un'uccisione (o la propria morte) dopo due o tre colpi ben assestati. Realismo fortemente assistito dall'impossibilità di sapere tramite gli indicatori su schermo da dove i nostri avversari ci staranno colpendo, scelta sensata, ma che potrebbe risultare frustrante agli occhi degli utenti meno esperti.



Per questo si tratta senza dubbio del battle royale più tattico in circolazione; l'ansia di venire uccisi istantaneamente spingerà i giocatori a pianificare ogni mossa. Versatile anche nelle meccaniche di shooting, presentando un sistema di mira intercambiabile dalla terza alla prima persona e tantissime armi dalle caratteristiche ed estensioni differenti, quali i mirini laser, il calcio, caricatori aggiuntivi e tanto altro ancora. Carina la possibilità di svolgere missioni giornaliere e settimanali, che spingono spesso a cambiare tattica grazie ai corposi premi in punti esperienza e denaro, quest'ultimo essenziale per comprare nuove personalizzazioni per armi e capi di vestiario.

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19 dicembre 2018 alle 17:10

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