Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Devil Inside Us: Roots of Evil – Recensione Speedrun

Se siete giocatori casa e chiesa, allora non potete perdervi la nostra recensione Speedrun di Devil Inside Us: Roots of Evil. Il titolo di QUByte Interactive e Mr. Skull Game Studio riprende una formula classica e cerca d'inserire alcuni elementi innovativi. Spolverate il crocifisso e il rosario: è ora di esorcizzare qualche demone!



Accendi un diavolo in me



Nel 1973, William Friedkin scioccò il mondo con il suo celeberrimo “L'Esorcista”. L'horror, che ruota attorno alla possessione della dodicenne Regan MacNeil, ha segnato un'epoca e dato il via a numerose riproposizioni, sequel e chi più ne ha più ne metta. Tra questi non possiamo non annoverare anche Devil Inside Us: Roots of Evil, nel quale vestiremo i panni del sacerdote August Heylel. L'uomo, dotato di incredibili capacità, si ritrova a prendere parte a un caso nel lontano 1984.



In una residenza isolata si sono infatti registrati una serie di fenomeni paranormali, su cui il prelato è chiamato a investigare. Le titolari Radici del Male vengono scelte per dare il nome al caso, che non si concluderà però nel passato. Dopo un breve preambolo che ha anche la funzione di tutorial infatti veniamo trasportati ai giorni nostri (precisamente all'anno 2020). August ha parecchi anni in più sulle spalle, ma la stessa voglia di fermare il diavolo. Non esita quindi a tornare sul caso per estirpare definitivamente il male.



Queste premesse portano i giocatori in un horror in prima persona come in realtà se ne sono visti parecchi sul mercato. Lo stile ricorda quello di opere come Amnesia o, più recentemente, The Red Exile. Il sacerdote si trova a muoversi in angusti ambienti scarsamente illuminati, cercando indizi e saltuariamente confrontandosi con le emanazioni del male. Tutto viene proposto con la formula dei jumpscare, inserendo strani rumori e apparizioni per spaventare i giocatori meno saldi.



Nonostante le buone premesse, però, Devil Inside Us fallisce come vedremo sotto l'aspetto realizzativo, dato che al netto di qualche idea interessante non riesce mai a coinvolgere pienamente il giocatore. Il discreto doppiaggio (in sola lingua inglese) non riesce inoltre a trasmettere la dovuta tensione ai giocatori, cosa che invece fa un buon comparto audio.



https://www.playstationbit.com/wp-content/uploads/2024/03/devil-inside-us-roots-of-evil-recensione-review-1.jpg



Il gameplay di Devil Inside Us: Roots of Evil



Al suo core, Devil Inside Us: Roots of Evil altro non è se non un titolo esplorativo in cui controllare vari ambienti pieni di oggetti. Come nelle classiche avventure punta e clicca, sarà necessario trovare elementi che ne sbloccano altri, per proseguire nella narrazione. Saltuariamente, inoltre, il diavolo farà la sua apparizione e dovremo sfruttare le nostre abilità per rispedirlo nelle viscere della terra.



Utilizzando al sua fedele croce, infatti, il sacerdote potrà esorcizzare il male, che potrà sia infestare alcuni oggetti, sia apparire con forme umanoidi. Man mano che utilizzeremo il crocifisso però la nostra fede di consumerà e dovremo poi aspettare per “ricaricarla”. Se sulla carta l'idea potrebbe essere interessante, la legnosità generale del gioco rende tutto molto frustrante. In certi momenti ci troveremo a ruotare su noi stessi per seguire le apparizioni senza capire molto di ciò che ci accade attorno.



Non va meglio con l'ambientazione, in cui la grafica poco rifinita è stata nascosta, come polvere sotto il tappeto, da un eccesso di ombre che rendono l'orientamento molto confusionario. Trovare oggetti necessari per proseguire diventa quindi spesso un'impresa, rendendo frustrante girare per gli angusti ambienti in cerca di strumenti o note dimenticate. L'unica consolazione, se così possiamo chiamarla, è che l'avventura durerà poco più di un'ora, rendendo Devil Inside Us sopportabile da chiunque.



Poco da dire anche a livello tecnico, dato che il gioco non include particolari finezze e come detto i comandi sono goffi e gli spostamenti relativamente lenti. Un peccato, perché l'ambientazione e le potenzialità della trama avrebbero sicuramente meritato maggior fortuna.



Il Platino di Devil Inside Us: Roots of Evil



Se siete alla ricerca di un Platino rapido e indolore, allora Devil Inside Us: Roots of Evil fa decisamente al caso vostro. Nell'ora scarsa di longevità dovrete fare attenzione ad alcuni collezionabili (o sfruttare un comodo bug) e completare alcune azioni di miscellanea. Niente che i cacciatori più religiosi non possano portare a termine, sbloccando così una nuova coppa blu. E se avete dubbi su come fare un corretto esorcismo, potete consultare la nostra guida trofei.




L'articolo Devil Inside Us: Roots of Evil – Recensione Speedrun proviene da PlayStationBit 5.0.

Continua la lettura su www.playstationbit.com

2 aprile alle 18:00

Piace a 2 persone