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Maelstorm

ha pubblicato un'immagine nell'album Arte Moderna

Diego Velázquez - Venere allo Specchio (Venere Rokerby) - 122,5×175 cm

1648 ca. - Londra National Gallery

Ritenuto uno dei nudi più affascinanti dell'arte Occidentale e unico nudo del pittore spagnolo Diego Velazquez (realizzato in un epoca barocca in cui i nudi mitologici erano giudicati scandalosi ed immorali) . Questo dipinto si chiama Rokerby poichè nel 1813 venne acquistato dal collezionista inglese John Morrit, proprietario della tenuta di Rokerby Park nello Yorkshire per circa 500 sterline dell'epoca (circa 29 mila attuali). Venne poi acquistato dal re Edoardo VII nel 1907 per la National Gallery di Londra e nel 1914 fu vittima di un atto di vandalismo da parte della suffragetta Mary Richardson che considerava il dipinto troppo erotico e che catturava in maniera evidente gli sguardi dei visitatori maschili.

Prima di commentare il quadro vi segnalo un'altra curiosità da me studiata all'università nel dipinto è probabilmente raffigurata un amante romana del celebre pittore spagnolo, tale Flaminia Triunfi e lo sappiamo questo da un documento che attesta la nascita di un figlio chiamato Antonio Velazquez de Silvia nato a Roma nel 1649.

La Venere Rokeby raffigura la dea della bellezza, dell'amore, della fecondità e della natura primaverile adagiata languidamente su un letto tra lenzuola di raso, con la schiena rivolta verso l'osservatore e le ginocchia piegate. Quello della Venere vista di tergo è un motivo assai ricorrente nella produzione letteraria e pittorica dell'antichità; ciò malgrado, la dea è effigiata senza quegli accessori mitologici generalmente inclusi nelle raffigurazioni della scena; gioielli, rose, mirtilli sono elementi qui assenti (la Venere di Velázquez, tra l'altro, è bruna, e non bionda come voleva la tradizione). Possiamo riconoscere Venere nella figura femminile, inoltre, grazie alla presenza del suo figlio, Cupido.

Venere sta fissando uno specchio retto da Cupido, collocato di fronte a lei, che inconsuetamente è ritratto senza la faretra e le ali; in questo modo, la dea rivolge il proprio sguardo all'osservatore del dipinto mediante la sua immagine riflessa nello specchio. Ciononostante, il volto rispecchiato della Venere è appannato e rivela solo parzialmente le sue caratteristiche facciali. La critica d'arte Natasha Wallace ha ipotizzato che il volto indistinto della Venere costituisce la chiave d'interpretazione dell'opera, che in questo modo «non si tratta né di un nudo femminile specifico, né di un ritratto di Venere, bensì di un'immagine dell'egocentrismo della bellezza». La posizione dello specchio, comunque, non è coerente con lo scorcio e in realtà per vedere il volto della dea in quella posizione essa si dovrebbe trovare al posto dell'osservatore: si tratta di una licenza artistica.

Sullo specchio troviamo dei fiocchi serici di colore rosa che si intrecciano. La funzione figurativa di questo elemento è stata soggetto di molti dibattiti; la speculazione suggerisce che si tratta di un'allusione al velo usato da Cupido per bendare gli amati, che era usato poco prima per sorreggere lo specchio, e eventualmente per avvolgere il volto di Venere. In tal senso, Julián Gallego rimase molto colpito dalla malinconia tenera e struggente del volto di Cupido, tanto da interpretare i fiocchi come bende che gli impediscono la visione della Bellezza e da conferire al dipinto il titolo di «Amore Conquistato dalla Bellezza»