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Viper32
Cover Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin per PS5

Il primo amore non si scorda mai

Avevo intenzione di intitolare questa recensione “Nioh, is that you!?” ma ho optato per una scelta più romantica e sicuramente più appropriata. Iniziamo col dire che come molti baso le mie valutazioni su delle aspettative, dettate da opinioni sentite in giro, gut feeling e altro, quindi sebbene poi valuti i giochi magari allo stesso modo, i toni possono sembrare totalmente diversi se per un titolo avevo alte aspettative o non ne avevo nessuna.
Strangers of Paradise: Final Fantasy Origins rientra sicuramente nella seconda categoria. Iniziando con dei trailer così trash come non se ne vedevano da anni e da una demo che da quanto ho saputo rasentava il ridicolo in quanto a performance, questo titolo prodotto da Square Enix e sviluppato da Team Ninja è stato distrutto dalla critica e dal pubblico ancora prima che uscisse. Sono fortemente dell’idea che in realtà fosse tutta una forte operazione di marketing per poi far dire a tutti “Ah, ma guarda che in realtà è bello!”.
Partirei col dirvi che siamo davanti ad un “possibile” prequel del primo Final Fantasy, impersoneremo i panni di tre sbandati che pare non abbiamo altro per la testa se non uccidere Chaos, mandando a quel paese chiunque tenti anche solo di contraddirli. Loro sanno che devono sconfiggere Chaos, nient’altro, è questo a muoverli, un’ossessione dal profondo, quasi una fede. Peccato che nessuno sappia nemmeno cosa sia Chaos o se esista per davvero. Jack, Ash e Jed sono i nomi dei nostri paladini che, tentando di aderire alla profezia di Lukhan aspirano a diventare i quattro guerrieri della luce che libereranno il mondo dalle tenebre, ma si rendono presto conto di essere soltanto in tre. Se vi sembra assurda come premessa, sappiate che a me invece ha ispirato un sacco, non vedevo l’ora di scoprire quanto era profonda la tana del Bianconiglio, e capire cosa ci avrei trovato alla fine.
Questo gioco a dispetto di tutto è molto valido sotto ogni aspetto, gameplay in primis. Prendete Nioh, aggiungente un Job System alla FF e mescolate il tutto con un po’ di ultra-violence ed eccovi serviti. Anche se non siamo di fronte ad un Soulslike, nonostante a difficoltà elevata soprattutto contro i boss sicuramente poco ci manca – il gioco ha davvero molto in comune con l’altro titolo Team Ninja che parlare si riciclo pare un eufemismo, ciononostante, sappiatelo, non è un difetto. Ad ogni Job è affidato uno skill-tree che potremo sbloccare avanzando di livello, ma le statistiche sono unicamente basate sul nostro equipaggiamento, il quale otterremmo come drop dai nemici o come premi di fine missione. Le skill che impareremo salendo di job level servono ad ampliare il nostro arsenale di attacchi per appianare le orde di nemici che ci si pareranno davanti. Pur avendolo giocato a difficoltà minima – non amo le sfide e volevo finirlo in fretta – è comunque necessario padroneggiare il sistema un minimo, altrimenti ve lo faranno padroneggiare loro col boss finale, fidatevi. Si tratta di un action puro, unico limite dettato dagli MP che vi serviranno per skill o magie, esiste pure una barra di stamina, ma a differenza del cugino Nioh questa influirà solo quando attiveremo la parata o lo scudo d’energia – utile per assorbire particolari tecniche nemiche per rivoltargliele contro – ma non limita in alcun modo la fase offensiva. Il tutto è piuttosto vario e appagante, Jack è company menano come fabbri e fidatevi non ho mai visto un mago pestare così duro come qui dentro. In certi casi pare di trovarsi davanti a God of War come brutalità nonostante non si veda mai sangue, bensì una cristallizzazione del nemico e sua conseguente disintegrazione.
Il gioco è diviso in missioni – primarie e secondari - su vari livelli, la struttura è ancora una volta simile a Nioh sia come progressione che come level design: con varie scorciatoie volte a ritrovare più facilmente i checkpoint. I livelli non brillano per sense of wonder, ma non sono nemmeno così banali, su questo lato si poteva fare di più di sicuro, dopotutto questo titolo ha ancora Final Fantasy nel nome.
Per quanto riguarda il mostrario non è trai i più ampi purtroppo, si ricalca in gran parte quelli del primo titolo ma non è una scusante per non mettere qualcosina in più, a metà gioco ormai li avrete già visti quasi tutti. In aggiunta a lupi, spettri e demoni vari abbiamo i Kaktuar e i Tonberry non presenti nel primo capitolo origiale: quest’ultimi la causa del 99% delle vostre morti prima del boss finale, dannati cosi verdi, ‘na soddisfazione ammazzarli come poche al mondo. Non ci sono i chocobo, no, non ve li fanno ammazzare, mi dispiace. Altro discorso invece per il design dei boss che ho trovato davvero ottimo e anche se a difficoltà bassa sono poco impegnativi rimangono scontri davvero epici e memorabili. Ognuno è diviso in due fasi, in cui attacchi e/o aspetto cambiano in seguito ad una breve cutscene nella quale Jack li prende a mazzate come se non ci fosse un domani. Anche questi ripercorrono i boss storici del primo titolo, ma vederli in salsa dark fantasy fa tutto un altro effetto.
Scelte bizzarre invece ricadono sul design degli indumenti e delle armi. Escludendo che all’inizio i ragazzoni sono in T-shirt e Jeans, per strada ho raccolto di tutto: maschere di ogni tipo, capelli Fedora, abiti in pelle, armature ninja, cotte di maglia e quant’altro. Dovendoli poi combinare per ottenere il massimo delle stat, tra restrizioni dovute al Job e la mancanza della possibilità di cambiarne l’estetica, ad ogni cutscene mi pareva di portare in giro dei fenomeni da baraccone. Pure le armi a volte fanno abbastanza ridere, gigantesche o coloratissime stonano un sacco con l’aspetto realistico di mostri e personaggi a cui punta il titolo. Qua c’era secco Nomura dietro tutte quelle cinture, cerniere e capellini.
Veniamo invece all’elemento per più importante: la trama. Il gioco lo si completa in una ventina di ore, non è un jrpg, non ha enormi cutscene cinematografiche, tutti hanno poco da dire, quando lo dicono sono sempre incazzati e a nessuno frega niente degli altri, mi pare giusto, mica siamo in Final Fantasy! Qua dobbiamo killare Chaos mica passeggiare tra i Chocobo! Detto questo, il gioco non vi offre una trama, potete giocarlo ammazzando tutto quel che vi trovate davanti senza farvi troppe domande e divertirvi lo stesso - credo. Credo perché poi comunque dovrete affrontare il finale e non potete certo lamentavi che non avete capito nulla, che è criptico o che altro. Se volete capire dovete metterci n’attimo d’impegno, andare oltre quel che vi viene offerto e leggere un po’ tra le righe o semplicemente affidandovi ad uno sciocco che lascia appunti sparsi in giro. Nessuno vi obbliga, la scelta sta a voi!
Anche se comunque un po’ criptico rimane eh… anche lì si poteva fare qualcosina in più, lo ammetto.
Per concludere, questo non è un capolavoro, è un gran bel gioco che vuole esplorare qualcosa di nuovo senza rompere la tradizione, una lettera d’amore verso quello che è stato l’inizio di un viaggio lungo trent’anni, essendo uno spinoff prende un altro approccio e può permettersi di rompere un po’ gli schemi, citando le parole di un amico: ci vuole un po’ di follia altrimenti non cambierà mai niente a questo mondo. Lo noterete giocando ma i riferimenti alla saga son tantissimi, e se avete giocato il primo capitolo originale ancor di più.

Voto da faggaro: 8, ho pure pianto un po’ nel finale.
Voto onesto: 7.5 sperando che i dlc aggiungano qualcosina in più.

Ora andate a giocarvi Nioh cosi potete trovare le somigliane e capire meglio sta merda di recensione! xd

Viper32
Cover The House in Fata Morgana: Dreams of the Revenants Edition per PS4

Il passo più lungo della gamba, ma si lascia leggere

È la mia prima recensione dopo tanto tempo, quindi perdonatemi la ridondanza e la pedanteria, avviso già che ci sarà qualche spoiler verso la fine, ma cercherò di evitare se possibile.
Partiamo che sono sempre stato un fan delle Visual Novel, amo leggere e amo tutto ciò che c’è di weeb a questo mondo ergo non potevano mancare nella mia collezione. House in Fata Morgana è stato un titolo che ha subito attirato la mia attenzione per due semplicissimi motivi: l’art style atipico e il fatto che qui in occidente fosse particolarmente acclamato. Non che in Giappone lo schifino, ma di sicuro ha avuto un impatto decisamente inferiore che dalle nostre parti. Qui parlerò della Dreams of Revenant Ed. ossia l’edizione completa con i capitoli Requiem of Innocence e Reincarnation che fanno da prequel e da sequel rispettivamente all’opera principale.

Inizio col dire che si tratta di una doujin novel, ai più il termine suonerà sconosciuto, ma si usa per indicare quei prodotti amatoriali che vengono venduti principalmente al comiket e alle fiere hobbystiche e non distribuite nei negozi. Poi appunto grazie al successo è stata convertita per varie piattaforme, ma il gioco in sé rimane una doujin: background prerenderizzati, poche sprite con poche espressioni facciali, poche CG e nessun doppiaggio perché chiaramente i seyuu e disegnatori costano, e un team non finanziato difficilmente può ingaggiare doppiatori e non ha sicuramente margine per creare migliaia di disegni. Non che sia di per sé un difetto, anzi la natura amatoriale di questi prodotti consente molta libertà creativa e senza dover per forza aderire ai dettami del mercato: niente porno, niente template otaku da 4 soldi, niente moe ecc.
Il capitolo principale è ambientato in una magione medievale dove – in qualità di amnesico visitatore – una domestica ci mostra le varie “stanze”: storie ambientate nella villa in diversi periodi storici che hanno come tema ricorrente la tragedia. Storia dopo storia inizieremo a scoprire la vera natura degli avvenimenti che stiamo osservando nonché la vera natura della nostra persona, della domestica – unica residente della casa – e della fantomatica strega che si dice abbia maledetto il maniero anni orsono. La struttura è fin troppo uguale a Umineko, con i primi capitoli che fungono da “Question Arc” e gli ultimi da “Answer Arc”, fortunatamente è tutto molto meno denso e più scorrevole, però per tutta la durata della lettura ho avuto la forte sensazione che si somigliassero forse un po’ troppo, strega compresa.
Si sfrutta parecchio il colpo di scena, ma in molti casi è così telefonato che pure io che non sono proprio brillante ci arrivavo, la seconda e terza stanza son a dir poco terribili in questo senso, fortunatamente la prima si salva, altrimenti se l’ordine fosse stato inverso l’avrei droppato. Non posso addentrarmi troppo nella trama perché rovinerei l’esperienza ma in generale comunque non è male, anche se lo scrittore– che pare avere un feticcio per le parole italiane – forza parecchio la mano su alcuni sviluppi che sinceramente si potevano evitare. Per non parlare del grande segreto di uno dei protagonisti – perdonatemi solo questo spoiler – pare solo una trovata per rendere felici gli amici LGBTQ+, ma alla grande proprio. In generale la scrittura è parecchio sotto il livello standard che mi aspetterei da un prodotto del genere (anche se Umineko era forse pure peggio): ci sono parti che paiono tirate fuori da una fanfiction, con termini pure poco appropriati per il periodo storico, in particolare nei momenti meno intesi, più “slice of lice” la situazione precipita. Le vicende si collocano tutte nei primi secoli dopo l’anno 1000 quindi potete capire che necessita di un certo linguaggio. Non so quanto abbia aiutato/infierito il traduttore inglese ma a giudicare da quel che leggo in giro, pare abbia solo migliorato la situazione, non oso immaginare in jap come fosse. Spezzo una lancia in favore di alcuni momenti davvero ben congegnati e commoventi, soprattutto verso il finale. In generale tutta la seconda parte è molto più gradevole della prima, quindi fortunatamente, sebbene i difetti non svaniscano, l’intento iniziale dell’opera si mantiene e giunge perfettamente al suo obbiettivo nel finale.
Detto questo il vero punto forte di questa VN è sicuramente l’aspetto artistico, le CG sono disegnate benissimo e hanno stile da vendere. Anche la musica è ottima, anche se nei primi capitoli la trovavo un po’ troppo esaltante per quel che stavo leggendo, nei momenti clou era molto appropriata e accompagnava davvero bene. La mancanza del doppiaggio non si fa sentire proprio grazie alla colonna sonora.

-Da qui forti spoiler sui capitoli successivi, sono inevitabili danno per scontato che abbiate finito il gioco principale, quindi se volete proseguire uomo avvisato –

A requiem of Innocence – il prequel - si focalizza sul passato di Jacopo e Morgana, due delle figure centrali del primo capitolo. La loro storia viene riapprofondita nonostante venga raccontata già a sufficienza nel capitolo principale. Dato che si rimuove l’alone di mistero che li circondava, viene più facile infarcire gli eventi e aggiungere dettagli nel rapporto tra i due visto i quattro anni passati assieme e ovviamente ne hanno approfittato – fin troppo, aggiungerei. Sebbene abbiamo ampiamente criticato il primo capitolo, quello mi è piaciuto. Questo è stato uno strazio. Letteralmente copia-incolla di quasi tutti i dialoghi, le aggiunte son interessanti, ma hanno voluto ripercorrere proprio tutti gli eventi, pure quelli che erano già stata ampiamente raccontati nella storia principale, facendomi perdere la voglia di leggere. Avendoli letti letteralmente due ore prima, spesso skippavo. Sono stati aggiunti due personaggi dalla personalità di un criceto, poteva chiamarli pure Ribelle1 e Prostituta2 che facevano prima e il linguaggio si è deteriorato ulteriormente. Cavolo il consigliere che da dell’”anon” a Jacopo – ora lord della regione - mi ha fatto venire i brivid, qua spero proprio non sia idea del traduttore. Detto questo, hanno aggiunto CG (grazie Moyataro) e le ost è sempre ottima.
Alla fine ci sono altre storielle extra, che vanno a integrare la main story, mi è piaciuta particolarmente Assento Dele, un episodio della vita di Michel prima che arrivasse Giselle.

Ora veniamo alla vera presa per i fondelli.
Reincarnation è un sequel della storia, cui hanno tolto la cosa migliore – i disegni di Moyataro – e ci hanno messo il doppiaggio. Bene, direte voi, invece no. Il doppiaggio è ottimo, hanno fatto la grana e hanno pure chiamato Suwabe a doppiare Jacopo. Peccato che vengano fuori tutti gli altarini delle libertà traduttive che si è preso il traduttore inglese per migliorare la salsa. Non mi è chiaro il perché del cambio di stile, non so se fosse per fare appeal ai fan jap, visto che è tutto più sempliciotto e moe come piace a loro, ma sicuramente una scelta che non ho apprezzato per nulla.
Ma torniamo alla trama. Sebbene il finale di Fata Morgana fosse già perfetto così, hanno voluto aggiungere Happily Ever After dentro a “A Requiem of Innocence” per far capire che i nostri amantes amentes si sarebbero reincarnati nel presente e sarebbero vissuti felici e contenti. Come se ciò non bastasse perché non creare un sequel vero e proprio nel presente, dove – che strano – i protagonisti rivivono gli stessi cavolo di eventi in chiave moderna delle loro vite passate? Quindi ecco a voi Reincanation – in jap conosciuto come Gendai-hen: il capitolo del presente. Questo giro l’unico capitolo che salvo è proprio quello di Jacopo e Morgana, visto che diciamo approfondisce e conclude la storia del loro rapporto. Mell/Nielle e Pauline/Yukimasa invece sono terribili: avessero almeno variato qualcosa, letteralmente si ripetono gli eventi che concludevano il primo capitolo, ed essendo pure in chiave moderna li rende ancora più assurdi e poco credibili. La parte riguardante Michel e Giselle invece né carne né pesce, carino il proseguo ma era scontato dati gli eventi di Happily Ever After e fa solo da contorno alle altre tre storie.

Voto al primo capitolo: 7 – si impegna ma non troppo
Voto al resto: 4 – inutili ma se vi è piaciuto il primo capitolo viene voglia di leggerli purtroppo

7

Voto assegnato da Viper32
Media utenti: 7

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