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Carnivore

ha scritto una recensione su Mystery Detective

Cover Mystery Detective per DS

Tanti pregi, ma un unico grande difetto

È una serie che ho adorato, tanto che ordinerò il terzo capitolo dal Giappone. Trovo che abbia tanti pregi: bello stile, musiche orecchiabili, personaggi e situazioni buffi, adorabili e divertenti.
Ma, nonostante il gioco mi sia piaciuto, non riesco a consigliarlo per via delle meccaniche di gioco. Enigmi senza senso, logica non pervenuta, meccaniche semplici ma ripetitive. Ho risolto certi passaggi semplicemente cliccando a caso, mentre per altri ho perso la pazienza e cercato su gamefaqs. Un vero peccato.

Carnivore

ha scritto una recensione su Root Letter

Cover Root Letter per PS Vita

Nostalgia canaglia

Root Letter è un mix tra punta e clicca e visual novel, primo e finora unico capitolo della serie Kadokawa Game Mistery. Interpretiamo il trentaduenne "Max" Takayuki Nakamura, che trova tra le lettere scambiate 15 anni prima con l'amica di penna Aya una misteriosa missiva senza timbro postale. Nella lettera, mai letta prima, la dolce ragazza confessa un omicidio. Il nostro eroe parte quindi per la citta di Matsue per scoprire il perché della fine improvvisa della loro amicizia e il destino della ragazza. Si scontrerà con la reticenza degli ex-compagni di classe di Aya e con i misteri del luogo.

Root Letter è diviso in capitoli, all'inizio dei quali leggeremo una lettera di Aya. Ricordarci la risposta data alla nostra amica, selezionandola da un elenco, è l'unico modo per influenzare lo svolgimento della storia. Attraverso un menù camuffato da mappa si seleziona la località da visitare, realizzata con dettagliate schermate statiche, dove potremo osservare l'ambiente alla ricerca di indizi, oppure interagire con le persone presenti, parlando e mostrando loro oggetti in nostro possesso. Potremo anche consultare la guida turistica per saperne di più sul luogo attuale o sulla prossima destinazione, o spremere le meningi del Takayuki per dei suggerimenti, oppure accedere ad opzioni e salvataggi tramite lo smartphone. È possibile scorrere i dialoghi velocemente o saltare completamente i primi capitoli, utilissimo per chi vuol ottenere tutti i finali e i trofei.

Per torchiare gli ex-compagni c'è la modalità Truth Investigation: interrogatorio limitato da cinque possibilità (illustrate da buste postali), terminate le quali l'investigazione ricomincerà da capo. Un meccanismo tutt'altro che punitivo, poiché le risposte esatte sono preimpostate e si può tentare indefinitamente. Sempre durante gli interrogatori farà la sua comparsa il Max Mode, sorta di indicatore a tempo attraverso il quale selezionare la battuta più consona a far cedere il malcapitato di turno. Il Max Mode non consuma i tentativi a disposizione, risultando una trovata inutile e che nulla aggiunge al gameplay, tranne quelle poche volte in cui ne è stato fatto un uso creativo. Insomma: il livello di sfida è pari a zero e le meccaniche piuttosto rozze.

La forza di Root Letter sta nella narrazione e nei personaggi splendidamente caratterizzati. Eccezione il protagonista, a tratti cafone ed irritante. Nonostante un incipit bizzarro e il ritmo pacato, la ricerca di Aya riesce a coinvolgere toccando temi come la nostalgia per la giovinezza, il tradimento delle aspettative nel futuro, amicizia, amore e... Il paranormale. Dei cinque finali del gioco, alcuni accessibili solo dopo averlo completato, molti cambiano completamente tono e genere narrativo, seguendo leggende e credenze di Matsue. Personalmente li ho incontrati solo nelle partite successive e trovati divertenti, ma ammetto che se mi fossero capitati alla prima giocata mi avrebbero spiazzata e, forse, lasciato con un'impressione del gioco meno favorevole. Nonostante la lontananza dai temi principali questi finali si incastrano bene con il resto dei capitoli (identici per tutte le scelte), senza lacune narrative. Apprezzabile anche lo stile sobrio e maturo, adatto alla storia.

Tra i difetti alcuni errori ortografici e rare porzioni di testo mancanti, discutibili scelte di traduzione (ad esempio i soprannomi usati in ogni circostanza) e certi dialoghi superflui. Il gioco è stato realizzato col patrocinio della prefettura di Shimane, come intuibile da sequenze da spot turistico. Le poche missioni secondarie del gioco sono banali, non aggiungono nulla alla storia e sbloccano ricompense poco appetibili.

Dal punto di vista tecnico i bei ritratti dei personaggi non sono animati in tempo reale, ma risultano gradevoli, nitidi e con espressioni azzeccate. Curatissimi i fondali, tratti da località esistenti e ricchi di dettagli quasi insignificanti, ma che danno un'aria viva e realistica a Matsue e dintorni. Non stupitevi se vi verrà voglia di visitarla! Ottimo il doppiaggio giapponese, affiancato da un buon accompagnamento musicale. Come di consueto, manca qualsiasi supporto al touch di Vita e i testi sono solo in inglese.

In breve: seppur penalizzato da meccaniche di gioco lineari e poco interattive, scarsa longevità e troppi finali bizzarri, Root Letter ha una storia emozionante e che tocca in modo delicato e maturo temi inusuali per un gioco, ambientata in una location affascinante e con degli ottimi comprimari.

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