Batman: Arkham Knight, una conclusione gloriosa - recensione
Nei post "sei degli anni xx se" che imperversano sulle bacheche di Facebook, difficilmente troverete riferimenti al Batman impersonato da Adam West che imperversava negli anni '80. Eppure, chi ha conosciuto l'uomo pipistrello proprio in quel periodo con la serie del Batman in tutina grigia e i bat-qualsiasi cosa (googlate "Batman bomb" se volete condividere questo trauma), ha avuto per parecchi lustri una percezione totalmente errata del personaggio creato da Bob Kane e Bill Finger.
Per fortuna, serie TV e film dai toni più dark hanno rimesso le cose a posto, e in ambito videoludico ci ha pensato Rocksteady a proporre una serie perfettamente in linea con la natura tormentata e oscura dell'eroe di casa DC Comics. Arrivati al quarto gioco, contando l'episodio sviluppato da Warner Bros. Montreal e la svolta open world già eseguita, il dubbio principale stava nei margini di miglioramento della formula più nel livello qualitativo che Rocksteady ha già dimostrato di saper raggiungere.
Ebbene, con Batman: Arkham Knight lo studio si è superato sia dal punto di vista narrativo che tecnico, portando la serie allo zenit e facendola congedare nel modo e nel momento migliori, con solo qualche sbavatura su un quadro complessivamente stupendo.

Zenox
a-anni 80?!
Giuseppe _Vincent Van_
Va beh,esattamente ha scritto:"che impersava negli anni 80" ,non è proprio la stessa cosa, è perdonabile☺