Digimon Story Cyber Sleuth – Recensione
Sono trascorsi esattamente diciassette anni da quando i Digimon arrivarono in televisione: il franchise di Toei Animation è cresciuto sempre di più, in maniera esponenziale, facendo da vero e proprio concorrente del mondo dei Pokémon, con una longeva serie tv, arrivata anche a una nuova iterazione nel corso degli ultimi anni, e altrettanti videogiochi. Chiaramente di tipologia diversa e con un successo decisamente più contenuto di quanto avvenuto a Pikachu & Co., i Digital Monster sono arrivati a rappresentare più un prodotto nostalgico che altro, per questo anche il nuovo Digimon Story Cyber Sleuth sembra funzionare più un modo per ricordare il passato, con qualche meccanica odierna, che uno sguardo al futuro.
CATAPULTATI A DIGIWORLD
Il recente passato delle distribuzioni videoludiche di Digimon non è stato decisamente forte: Digimon Story Cyber Sleuth, però, per fortuna riesce a invertire quella rotta indicata malamente da Digimon All-Star Rumble, spingendo il franchise dei mostri digitali verso una declinazione più j-RPG, con qualche elemento di visual novel che tanto caro è ai giapponesi, e a una ristretta nicchia del pubblico occidentale. Una volta scelto il nostro personaggio, che varia soltanto per il sesso, vestiremo i panni di un hacker non eccessivamente esperto, ma capace di intrufolarsi là dove necessario per entrare in possesso del nostro primo Digimon, grazie al Digimon Capture, un congegno che dà vita alla nostra attività di allevatori di successo. La trama prosegue senza eccessivi colpi di genio o illuminati plot twist, ma semplicemente con un pretesto costruito ad hoc per permettervi di andare a catturare – anzi, ricreare – tutti i Digimon possibili, per completare la vostra raccolta. Un procedimento abbastanza annoso, ma che spinge il videogiocatore a combattere il più possibile, a farmare come se non ci fosse un domani, per poter ottenere nuovi digital monster da mettere in collezione. Il tutto in maniera molto verbosa, con tantissimi cliché e una narrazione al limite del sopportabile, sicuramente inficiata dal fatto che chi vi scrive non riesce minimamente a digerire i dialoghi giapponesi, che si tratti di 999 o di Danganrompa: prolissi, ridondanti, esasperatamente iperbolici.
La trama prosegue senza eccessivi colpi di genio
Il sistema di cattura e di “raccolta” funziona tutto in base alle informazioni sbloccate: più volte incontreremo un Digimon, più riusciremo a scoprire di lui, e una volta raggiunto il 100% delle informazioni sarà possibile recarsi presso un centro di digitalizzazione e ricrearlo, per inserirlo nella vostra squadra. A differenza dei Pokémon, come è già noto, sarà possibile schierarne più di uno sul terreno di battaglia, così da dar vita a una vera e propria battaglia a turni, in pieno stile j-RPG. Il sistema è decisamente anacronistico, soprattutto pensando che Square-Enix e annesse software house si stanno spostando in maniera corposa verso l'action RPG dimenticatosi quasi completamente dei turni, inoltre tutti gli scontri sono casuali, senza vedere i nostri avversari sulla mappa. Tale componente ci porterà da un lato a percorrere a più riprese lo stesso percorso in cerca di una battaglia, come già spiegato fondamentale per poter avere nuovi Digimon, dall'altro a cercare un espediente per evitarle nel momento in cui ci sentiremo appagati del nostro risultato. È palese il voler fare il verso al franchise Pokémon, che continua a proporre le stesse meccaniche fino a ora enunciate, ma il senso di ritorno al passato è enorme: sembra quasi di essere tornati a Final Fantasy X, ma stavolta con una dose immensa di dialoghi, che spingono inesorabilmente il giocatore a immaginarsi dinanzi a uno Shin Megami Tensei, ma con un elemento narrativo molto flebile. Inoltre, problema decisamente attuale, la localizzazione non è presente, pertanto avrete l'audio giapponese e i sottotitoli in inglese, il che aumenta ancora la frustrazione del videogiocatore medio italiano, che, per storia e per natura, ha difficoltà con le lingue. Chiaramente non ci sentiamo di annoverare tale aspetto nei “contro” del titolo, ma è indubbiamente una mancanza da segnalare, soprattutto se le intenzioni di Cyber Sleuth erano quelle di approcciare un pubblico adolescenziale.
OCCHIO AL PASSATO
Il battle system, in ogni caso, si inerpica in quelle che sono le consuetudinarie caratteristiche dei combattimenti da j-RPG, con debolezze e resistenza agli elementi, insieme con alcune varianti tipiche del mondo cyber, tra cui le debolezze Data, Virus e Vaccine, che vanno ad aggiungersi a quelle consuetudinarie come fuoco, vento, ghiaccio. Il tutto in maniera molto basilare, senza esaltarsi eccessivamente, dandovi la possibilità di farmare in libertà e di schierare la vostra squadra a seconda delle necessità, giocandovi tutto col fuoco, col ghiaccio e così via, per poter schierare il vostro Agumon preferito. Il tutto per abbondanti sidequest e una main quest che vi terrà impegnati per una trentina d'ore, chiaramente espandibili nel caso in cui vogliate iniziare a farmare seriamente per ottenere tutti i 250 Digimon che sono messi a vostra disposizione nel Capture. Ad accompagnarvi ci sarà un non ispiratissimo, ma giustificato, cel shading, che riesce a rendere fluida la manovra e piacevole da guardare con i suoi molteplici colori proposti. Quello che però maggiormente ci fa riflettere sulla natura di Digimon Cyber Sleuth è la sua natura da console fissa, perché provandolo su PlayStation 4, con la versione PlayStation Vita esistente e degna di maggior attenzione, ci ha dato la sensazione di non essere un gioco esattamente pensato per il monolite nero. Nella sua versione portatile sicuramente, pensando anche a un mercato e una cultura come quella nipponica, la nuova iterazione dei Digimon avrebbe avuto molto più senso, perché presta moltissimo il fianco a quella che è la natura di un prodotto da una partita e via, magari in metro, in pullman, in coda ovunque voi siate. Farmare diventa molto più immediato, combattere anche: non a caso quando Final Fantasy X sbarcò su PlayStation Vita nella sua versione HD ci permise di affacciarci a un mondo decisamente più rapido di combattere e meno frustrante di quanto sarebbe stato in questa generazione, che non concede più l'attesa per lo scontro casuale.
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PLAYAMMU
finalmente un gioco sui digimon come si deve dopo tanto tempo