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Batman – The Telltale Series Episode 5: City of Light – Recensione Season Finale

Il  lungo viaggio di Batman – The Telltale Series è giunto al termine, dopo mesi che ci hanno visto trasportati in una Gotham differente, a tratti vecchio stampo ma costellata di freschezza, sia dal punto di vista puramente narrativo che da quello prettamente supereroistico. La forza di questa avventura targata Telltale, infatti, fin dal primo episodio consisteva nell'avere come teatro l'universo creato da Kane e Finger, distante dalla roboante spettacolarizzazione che il cinema ci ha portato a metabolizzare come nostra visione dell'uomo pipistrello. Abbiamo conosciuto in maniera approfondita Bruce Waye e la maschera ci è stata mostrata quasi sempre attraverso gli occhi dell'uomo d'affari, colpito nel vivo da un inatteso passato da cui redimersi e un presente in cui tutto sembra crollare come un castello di carte. Nel capitolo finale, però, il nostro protagonista afferra le redini della storia con fermezza e si impone in maniera risolutiva per porre fine alla crisi che attanaglia la città.



IO SONO BATMAN
Difficile raccontare a dovere questo ultimo capitolo senza incorrere in spoiler, trattandosi di un concentrato di eventi in grado di smuovere emotivamente il giocatore e coinvolgerlo nell'azione fin dai primi istanti. Se nel capitolo precedente eravamo comunque riusciti a dare un colpo deciso ai nostri rivali rendendo inoffensiva una delle minacce (ad ognuno la sua, la storia è mutevole), ci si trova ora nella necessità di mettere al sicuro quello che di più caro c'è nella vita di Bruce, superando le colpe dei padri e ricostruendo i pezzi di una vita che, fino a poco tempo prima, sembrava perfetta. Costi quel che costi, i legami devono ritrovare  la loro forma e le vite – quelle di tutti – devono essere salvate.



la tentazione di sfruttare la forza e i gadget di Batman per cavarsi d'impiccio è forte
Avendo ripreso il controllo totale delle nostre capacità di supereroe, il compito più importante è ricostruire l'immagine dell'uomo d'affari un tempo tanto amato dalla gente, la cui dinastia è stata messa in discussione dalle recenti rivelazioni. Abbiamo più occasioni in cui la tentazione di sfruttare la forza e i gadget di Batman per cavarsi d'impiccio è forte, ma al tempo stesso intraprendere certe sfide come “uomo” e non come “eroe” ci permette  non solo di variare un po' sul tema (alla fine, volente o nolente, Batman ha sempre adeguato screen time) ma di danzare sulla fragilità di una doppia identità messa costantemente in discussione per via di quello che sappiamo e non dovremmo sapere, nonché dalla responsabilità diretta per l'assenza dell'uomo pipistrello in situazioni in cui, probabilmente, avrebbe potuto levarsi d'impiccio in modo più “pratico”.



In quest'ultima parte si tende a restringere il campo, avendo identificato il nemico e disponendo di tutti gli indizi necessari per braccarlo. La contesa passa ad una livello più personale, in cui etica ed empatia delineano una lotta tra bene e male sul filo della pazzia, dove il villan dalla doppia identità mette in discussione la nostra stessa essenza, mostrando un percorso parallelo a quello che ha creato il cavaliere oscuro.  La sfida finale mette in luce l'importanza delle figure che hanno affiancato Bruce durante la sua crescita, permettendogli di veicolare rabbia e frustrazione verso la creazione di un simbolo per Gotham. Il duello è scenograficamente ineccepibile, con coreografie credibili che spingono sull'eccesso solo a tratti e scelte registiche forse prevedibili ma di sicuro impatto.



Il ritmo è più alto rispetto alle precedenti puntate
Dubbio, conflitto e redenzione ci accompagnano in un episodio che racchiude tutte le meccaniche di gameplay introdotte nella serie con un equilibrio finora assente, alternando QTE, investigazione, pianificazione della battaglia e bivi narrativi davvero rilevanti. Il ritmo è più alto rispetto alle precedenti puntate e la sequenza di risultati concreti che si inanella aumenta la soddisfazione del giocatore, al contrario dei momenti in cui ogni questione sembrava irrisolta e da rimandare a data da destinarsi, magari da affrontare in condizioni ancora più difficili. Come sempre è vitale, durante i dialoghi, attendere di dare la propria risposta fino all'ultimo secondo, per valutare ogni parola del nostro interlocutore e matchare a dovere i tempi della discussione.



Come sempre è vitale, durante i dialoghi, attendere di dare la propria risposta fino all'ultimo



Ancora una volta, però, seppur narrativamente ineccepibile, Batman – The Telltale Series Episode 5: City of Light si dimostra discutibile dal punto di vista del gameplay, proponendo sfide quasi inesistenti e situazioni in cui – non è un eufemismo – basta premere un tasto per proseguire. Bizzarro poi come si veda il nostro avatar compiere movimenti automatici di cui poi ci viene richiesta l'esecuzione: difficile capire la differenza di portata comunicativa tra una camminata fatta in prima persona piuttosto che una scriptata se il contesto è sempre lo stesso. Dal punto di vista tecnico basterebbe un minimo impegno aggiuntivo nella gestione dello streaming di dati per rendere meno evidenti i passaggi di camera o i cambi di scena, affievolendo le dissolvenze e rendendo più piacevoli all'occhio le transizioni. Qualche momento avrebbe giovato dall'assenza di scatti, ma nel complesso le uniche vere rimostranze sono relative ad alcuni bug grafici che in questa prova hanno ricreato il celeberrimo glitch “horror” di Assassin's Creed Unity, inserendo in una cutscene e nella seguente sezione gaemplay un personaggio trasparente visibile solo per occhi e bocca. Qualche incertezza nel framerate, a seconda dell'area di gioco in cui ci troviamo, ma nel complesso il comparto tecnico risponde positivamente alla chiamata. Un pizzico di cura in più e avremmo avuto un titolo davvero convincente anche graficamente.



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15 dicembre 2016 alle 17:21