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Tour de France 2017 - recensione

Spesso lo sport può essere considerato come una grande metafora sulla vita, e il ciclismo in particolare è una disciplina che si presta egregiamente a questo paragone. In ogni singola pedalata sono condensati massicci dosi di sforzi e sacrifici: bisogna affrontare le salite e le curve con la giusta pazienza per arrivare alla discesa, alla volata finale e alla agognata vittoria. Finita una tappa si passa ad un'altra, in una spirale continua di competizione non solo con l'avversario, ma soprattutto con sé stessi.



Il fascino di tale sport ha dato vita a leggende come Maurice Garin e Marco Pantani, passando per Fiorenzo Magni, Rik Van Looy, Eddy Merckx e Francesco Moser. Impossibile non menzionare la leggendaria sfida tra Coppi e Bartali, fino a giungere ai recenti scandali sull'utilizzo di sostanze dopanti, come nel caso riguardante Lance Armstrong.



Ogni anno centinaia di corridori sognano la maglia rosa del Giro d'Italia, conclusosi da poco con il trionfo di Tom Dumoulin, ma ancora più ambita è la mitica maglia gialla che viene indossata da chi è al comando della classifica generale del Tour de France. Ancora pochi giorni e l'UCI World Club Tour sarà finalmente pronto ad approdare in Francia con la centoquattresima edizione del Grand Boucle.

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28 giugno 2017 alle 10:40